Luigi Angeletti, segretario generale della Uil L’articolo 18 evita gli abusi, non tocchiamolo Riforma degli ammortizzatori? Riparliamone fra un anno
Segretario Angeletti, il fronte del no alla modifica all’articolo 18 non è più granitico. Il suo collega della Cisl Raffaele Bonanni dice di essere disponibile a valutare una sua «robusta manutenzione». Lei che ne pensa?
«L’articolo 18 riguarda la tutela dei licenziamenti senza giustificato motivo, ovvero quelli discriminatori. Credo che nessuna persona sana di mente voglia e possa togliere questo diritto ai lavoratori. Ma se le ragioni economiche per la fine del rapporto di lavoro ci sono, e nell’articolo 18 sono scritte in un modo che risultano troppo complicate per essere affermate, allora scriviamole queste benedette ragioni».
Mi scusi segretario, in sostanza lei è favorevole a modificarlo. Ci può spiegare meglio?
«Voglio dire che per quanto mi riguarda l’articolo 18 va bene così com’è. Nel 1970 fu scritto dai migliori giuristi in circolazione. Ma se in quel testo c’è una lacuna, se il mondo nel frattempo è cambiato e occorre sancire un principio, sono disposto a dire sì ad una legge che dica esplicitamente – fatte salve le ragioni discriminatorie – quando il licenziamento è consentito per motivi economici».
Giovedì avrete un nuovo incontro col governo. Metterà questa proposta sul tavolo? E’ convinto che da un punto di vista giuridico la sua ipotesi sia percorribile?
«Certo che sì. Soprattutto se verrà accompagnata da una norma che crea una corsia preferenziale per le cause di licenziamento di fronte al giudice del lavoro».
La sua sembra una proposta di mediazione fra chi – come Confindustria – chiede una modifica drastica dell’articolo 18 e chi – come la Cgil – non vorrebbe infrangere il tabù. Il governo la accetterà?
«Non vedo perché dovrebbe dire di no».
E per la Cgil secondo lei è accettabile?
«Ho riflettuto a lungo su come trovare una soluzione razionale. E questa è una soluzione razionale, che allontana i timori di chi non vuole dare alle imprese il potere di fare abusi nei confronti dei lavoratori. Sono convinto che la Cgil sarà disposta a discuterne».
Ipotizziamo che voi, la Cisl e le imprese troviate una mediazione sulla sua proposta o qualcosa che vi assomigli. Ipotizziamo che il governo la accolga e la Cgil dica invece di no. Andrete all’accordo separato? Il Pd sembra molto preoccupato da questa eventualità.
«Su terreni come questi non si può. Su temi come questi non possiamo andare allo strappo con loro».
Facciamo un passo avanti. La sensazione è che, in cambio di un accordo sui criteri per la licenziabilità, voi e Confindustria abbiate già chiesto il rinvio della riforma degli ammortizzatori sociali. O meglio, il governo vi ha fatto capire che se direte sì alla riforma dell’articolo 18 vi concederà un rinvio. E’ così?
«Noi siamo favorevoli a un atterraggio morbido. Che accadrebbe se, in nome di una foga riformatrice, accettassimo la cancellazione da un giorno all’altro di cassa integrazione straordinaria, mobilità e prepensionamenti? Che accadrebbe a quelle decine di migliaia di ultracinquantenni che per un motivo o per l’altro non hanno più speranza di rientrare nel mercato del lavoro? Per quanto io ne sappia, l’unica grande azienda che nel 2012 farà qualche assunzione è la Fiat. Tutte le altre non lo faranno. Come potremmo affrontare questo tsunami se nel frattempo c’è una rivoluzione nelle regole?»
Angeletti, in sostanza chiedete un rinvio.
«Chiamiamola moratoria, per un periodo che speriamo sia il più breve possibile. Un anno, massimo un anno e mezzo».
Nel frattempo si potrebbe fare la sperimentazione del modello Ichino o comunque di qualcosa che ci assomigli? Il ministro Fornero spinge in questa direzione.
«Noi della Uil siamo gente pragmatica. L’importante è che si sperimenti qualcosa che abbia la ragionevole possibilità di essere sperimentata. Indennità, durata, le condizioni a cui questa indennità può essere erogata: ciascuno di questi punti ha un costo ben preciso che il governo è bene si calcoli».
Siete favorevoli ad introdurre subito una norma che nega la cassa integrazione a chi rifiutasse un nuovo lavoro?
«Non saremo noi a dire di no».
E siete disponibili anche a mettere le liste dei cassintegrati a disposizione delle agenzie di lavoro interinale perché siano nelle condizioni di fare un’offerta ai cassintegrati?
«Obiettivamente loro sono più le più attrezzate di altri a fare questo tipo di cose. Siamo anche favorevoli a legare l’indennità di cassa integrazione all’obbligo di partecipare a periodi di formazione».
la Stampa – 6 febbraio 2012