«Bisogna insistere sulla corresponsabilità dei sindaci nella nomina dei direttori generali delle Asl e che questi manager rispondano ai territori». Lo ha detto il sindaco Giorgio Orsoni.
Lo ha fatto intervenendo ieri pomeriggio al centro Candiani al convegno organizzato dal Pd veneziano per presentare la piattaforma di proposte per il nuovo Piano sociosanitario delle Asl della provincia in discussione in quinta commissione in Regione.
Il primo cittadino sposa la proposta del Pd di prevedere che la conferenza dei sindaci possa fornire al presidente della Regione una rosa di nomi, attinti da albi pubblici, per la scelta del direttore generale. «E’ un argomento importante e sia chiaro ne parlo in termini generali: non riguarda il dare ai sindaci (che rispondono direttamente ai cittadini di questi temi) un potere che non vogliono ma riportare in equilibrio il rapporto tra potere e responsabilità – ha detto Orsoni – oggi squilibrato». Per il sindaco di Venezia la Regione si comporta come un ente «centralista, una sorta di mini stato che tradisce il dettato costituzionale e spaccia il federalismo per maggiore autonomia ma invece si tratta di autoritarismo». Il Pd veneziano con Michele Mognato, Gabriele Scaramuzza e il consigliere regionale Bruno Pigozzo difende la specificità dell’ospedale civile di Venezia, dice di no alle proposte di provincializzazione delle Asl e propone di razionalizzare i servizi «ma partendo da chi finora non l’ha fatto».
La sanità veneziana deve vedere come ospedale di riferimento provinciale l’Angelo di Mestre, Venezia deve essere ospedale di rete; grande importanza è riservata ai distretti sociosanitari, ai rapporti coi medici di base e con gli ospedali privati. Al dibattito erano presenti anche sindacalisti, l’Ordine dei medici, i lavoratori di villa Salus con le fasce gialle al braccio. Orsoni dice no all’accorpamento di Venezia centro storico con Chioggia. «Non penso a sette Asl venete, una per provincia, e non voglio aderire alla tesi di unione con Chioggia che non ha senso. Venezia è legata alla terraferma, altrimenti si decreta la morte dell’azienda sanitaria lagunare». E pensando al progetto della città metropolitana, fa una provocazione: «Se si vuole rivisitare le Asl lo si faccia per Venezia in ottica di città metropolitana che arriva fino a Mogliano, Marcon e Mirano e con al centro Mestre. Perché sono necessari servizi, anche sul fronte sanitario».
San Giovanni e Paolo deve essere ospedale di rete, ribadisce il sindaco: «Venezia va intesa come altra cosa ma deve restare dentro l’Azienda veneziana per beneficiare di sinergie. Ne va riconosciuta la specificità e pure i costi più alti legati ai trasporti e servizi acquei». Anche su questo tema l’accordo con il Pd veneziano c’è. Il sindaco ha poi ribadito che rispetto al numero di residenti ( poco meno di 50 mila) e alle quote ripartite di finanziamenti regionali, il centro storico con lavoratori, studenti e turisti, ogni giorno è vissuto da 160 mila persone. E poi continua a spiegare il su pensiero : «Le aziende le fanno gli uomini, si possono fare gli schemi migliori ma poi basta cambiare una pedina e lo scenario cambia». E porta come esempio la questione della natalità: «Non è vero che nascono pochi bambini in centro storico. Nascono ben più di 500 bambini ma basta sentire i pediatri e si capisce che molti nascono fuori, a villa Salus, e questo per scelte di primariato. Non è un giudizio il mio – avverte Orsoni – ma se una partoriente deve scegliere un reparto va dove si privilegia Ostetricia». Michele Carpinetti, sindaco di Mira, concorda con la proposta Pd sulla governance delle Asl. E ricorda che la conferenza dei sindaci deve avere il potere almeno di revocare la fiducia ad un direttore generale
La Nuova Venezia – 5 febbraio 2012