Complice il voto segreto chiesto dalla Lega, passa alla Camera, tra le pieghe della legge comunitaria, l’emendamento del bossiano Pini a favore della responsabilità civile dei magistrati, che in caso di «manifesta violazione del diritto» o di «dolo o colpa grave nell’esercizio delle loro funzioni o per diniego di giustizia», dovranno risarcire di tasca loro gli eventuali danneggiati.
L’emendamento, a cui il governo si era detto contrario, sulla carta avrebbe dovuto avere il sì dei soli lumbàrd, votano invece a favore in 264 e i no sono solo 211. Le polemiche toccano il cielo coinvolgendo tutti e tutto. Il Pd – trascurando un po’ il fatto che almeno una cinquantina dei franchi tiratori viene dalle sue file – si scaglia contro il Pdl, accusandolo di aver tradito le intese secondo cui il delicato problema di dare esecuzione alla sentenza della Corte Ue sulla responsabilità dei giudici, sarebbe stato meglio trattarlo in un provvedimento ad hoc anziché metterlo nel calderone della legge comunitaria. Disappunto anche del ministro della Giustizia, Paola Severino, la quale si augura che, «fatta salva la sovranità del Parlamento», il Senato in seconda lettura possa correggere il provvedimento. E al governo si rivolgono Pier Luigi Bersani e Dario Francescini, non solo perché cambi la legge, ma anche perché Monti vada a un chiarimento politico con il Pdl, che con il voto sui magistrati «ha risuscitato la vecchia maggioranza con la Lega».
Da parte loro i giudici scendono in campo con tutta l’artiglieria: Magistratura indipendente e Unicost si dichiarano per «forme di protesta nessuna esclusa», Magistratura democratica, più esplicitamente chiede lo «sciopero immediato». E i vertici dell’Anm non sembrano aver bisogno di pressioni della base per aggiungere forza alla loro protesta. Il segretario dell’associazione, Giuseppe Cascini, parla di «evidente intimidazione», «mostruosità giuridica», «norma incostituzionale che non ha paragoni in nessun ordinamento democratico del pianeta». Mentre il presidente Luca Palamara afferma trattarsi «dell’ennesimo tentativo di vendetta contro la magistratura». Replica a tutto campo da parte del Pdl, che certamente ha dato il grosso delle truppe d’appoggio all’emendamento leghista: Alfredo Mantovano e Guido Crosetto si rivolgono direttamente a Giorgio Napolitano perché, in qualità di presidente del Csm, «tuteli la dignità del Parlamento dagli attacchi dell’Anm». Il segretario Alfano, su Twitter, laconicamente scrive: «Chi sbaglia paga, anche i magistrati per i loro errori consapevoli».
Il capogruppo Fabrizio Cicchitto respinge gli attacchi di Bersani e Franceschini: «Del tutto ingiustificati, si è trattato di un voto libero a scrutinio segreto, sul quale i numeri parlano chiaro: i sì all’emendamento sono molti di più dei deputati di Pdl e Lega presenti in aula. I dirigenti del Pd dovrebbero prendere atto delle sensibilità esistenti su questo tema nei vari gruppi parlamentari, compreso il Pd». Quanto ai radicali Rita Bernardini rivendica il voto di ieri come «un atto di riparazione nei confronti del popolo italiano che nel referendum dell’87 ha votato per la responsabilità civile».
Al contrario, Antonio Di Pietro grida all’«ennesimo delitto» e alla «vendetta contro i magistrati», sottolineando che tra centro e sinistra si contano «almeno 63 voti troppo trasversali». Infine, la parola agli avvocati, che giudicano «inaccettabili» le reazioni dei magistrati che, secondo l’Unione delle Camere Penali, «si stanno traducendo in un vero e proprio attacco alla funzione legislativa».