La crisi svuota il carrello della spesa alimentare e nel 2011 molte aziende del largo consumo hanno chiuso l’anno con vendite in calo.
Dagli scanner della grande distribuzione salta fuori che l’industria di marca si è spaccata a metà, come una mela: una ventina dei 40 gruppi al top hanno registrato una contrazione dei volumi nonostante una pressione promozionale del 25%; mentre l’altra metà ha quadagnato quote di mercato. Le variazioni a valore sono quasi tutti positive ma è l’effetto cromatico di un’inflazione che nel carrello corre al 2%.
Il 2012 però parte anche peggio dell’anno prima a causa dello sciopero dei Tir. «A gennaio le vendite complessive nella grande distribuzione ? sottolinea Maurizio Gardini, presidente di Conserve Italia ? hanno subito un calo più vicino al 10 che al 5%. Ha influito il blocco dei Tir che ha molto ridotto le consegne di prodotti freschi, ma anche il taglio dei consumi delle famiglie. Preoccupa il nuovo slancio dei discount e ci siamo già preparati a un 2012 molto difficile, con margini in ulteriore contrazione». Quest’anno poi l’erosione del reddito familiare accelererà a causa delle manovre governative che, secondo stime di Coop Italia, impatteranno le famiglie per 2.700 euro ciascuna, poco meno del 7% del reddito. Non aiuta nemmeno il trend dei carburanti: in gennaio «il prezzo medio della benzina ? osserva Gian Primo Quagliano, presidente del centro studi Promotor GL events ? è salito del 2,51% mentre il gasolio di circa il 2%. Dati decisamente preoccupanti perché riferiti a un solo mese. Inoltre nel 2011 a fronte di un taglio dei consumi dell’1,3%, la spesa per i carburanti è balzata del 15,8% toccando quota 64,3 miliardi».
Nonostante il business alimentare sia tendenzialmente aciclico, con variazioni medie delle vendite ‘morbide’, nel 2011 gli estremi delle vendite si sono allargati: da un lato, grandi brand come Coca Cola, Heineken, Acqua S. Anna, De Cecco, Ferrarelle, Parmareggio, Mareblu hanno messo a segno performance comprese tra il +4% e +25%; dall’altra, Ferrero, Conserve Italia (brand Cirio, Valfrutta, Derby), Findus, Perfetti, Plasmon, Kellog’s, Newlat (brand Buitoni, Giglio, Polenghi), Parmacotto, Caviro-Tavernello hanno registrato perdite di volumi comprese tra il 2,7 e il 17% (vedi tabella a lato).
«Il +7,3% dei volumi rilevato da Symphony Iri ? interviene Alfredo Pratolongo, direttore degli affari istituzionali di Heineken Italia ? corrisponde anche al nostro dato e si spiega con il traino di Birra Moretti Baffo d’oro e della marca birra Ichnusa che hanno trovato un’ottima accoglienza da parte dei consumatori. Con baffo d’oro abbiamo addirittura conquistato un punto e mezzo di quota di mercato in 18 mesi». Heineken però si è giovata anche del rimbalzo delle vendite del comparto birra nella grande distribuzione del 2011: non si verificava da anni. E ha una sua spiegazione: «In realtà ? aggiunge Pratologno ? si tratta di consumi che dall’Horeca (bar e ristoranti ndr) sono rientrati in casa attraverso super e ipermercati. Il saldo è una discreta crescita complessiva».
Al rimbalzino della birra si contrappone il calo del beverage a maggiore contenuto di alcol. Nella Gdo arretra lievemente Campari (-1,3%) ma fa due passi indietro Caviro (-12,3%) e uno avanti Zonin (+1,7%). Nel dolciario-cereali, arretra lievemente Ferrero (-2,7%), passo falso di Perfetti (-5,4%) e Kellog’s (-5,5%) scatto di Mars (+6,1%); nel pastario-riso continua lo slancio di De Cecco (+10,5%), contiene i danni Barilla (-1,6%) ma cede Riso Scotti (-4,1%). Nei coloniali non è una sorpresa lo scivolone di Lavazza (-5,4%) ma il boom dei prezzi del caffè sul mercato internazionale ha avuto pesanti riflessi anche sugli scaffali. Nel lattiero caseario, il gruppo Granarolo contiene le perdite nell’1,9%, tiene la scuderia Parmalat-Lactalis ma arretra Newlat (-4,4%).
Nel 2011 il mercato dei succhi di frutta «ha perso l’8-10% e il pomodoro il 4-5% ? precisa Gardini ? Nelle famiglie non c’è più la tradizione della dispensa: tanto sanno che al supermercato c’è sempre un tre per due da prendere al volo. Rilanciare sulle promozioni? Ormai c’è l’assuefazione, non stimolano i consumi ma generano solo risparmi per il consumatore».
ilsole24ore.com – 1 febbraio 2012