La guida non si pronuncia sulla sicurezza o meno di un animale Gm, ma stabilisce le modalità di valutazione della sicurezza alimentare. Che, però, presenta ancora aspetti dubbi
L’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (Efsa) ha pubblicato un Documento Guida sulle corrette modalità per verificare la sicurezza di animali geneticamente modificati e dei prodotti derivati a uso alimentare. Se attualmente all’interno dell’Ue non esiste richiesta di questo genere di prodotti a causa della forte diffidenza dei consumatori (rilevata, tra gli altri, da Eurobarometro), negli Stati Uniti una varietà di salmone geneticamente modificato sta per essere valutata a scopo alimentare.
La guida non si pronuncia sulla sicurezza o meno di un animale Gm, ma stabilisce le modalità di valutazione della sicurezza alimentare. Che, però, presenta ancora aspetti dubbi; come ad esempio il confronto con la “controparte convenzionale” e la scelta dei parametri da confrontare, che tralascerebbe molti aspetti e che è stata motivo di forti critiche. Un altro aspetto che non piace è il fatto che la valutazione tossicologica non verrà richiesta sempre, ma solo seguendo un approccio discrezionale e “caso per caso”.
Un ulteriore forte limite sta nel fatto che il monitoraggio post-commercializzazione non sarà obbligatorio, ma verrà condotto solo quando considerato appropriato, in base ad elementi di valutazione della sicurezza nella fase di pre-commercializzazione. Nonostante sia stata fatta una Consultazione Pubblica sulla Guida, l’Efsa non ha ancora reso nota la bozza con i commenti ricevuti e incorporati nel documento finale.
Tra le critiche sollevate con maggiore forza, l’aspetto del benessere animale: la clonazione usata per scopi alimentari ha portato a numerose obiezioni, visto che il Comitato Europeo per l’Etica avrebbe espresso un parere negativo sull’appropriatezza dell’uso della clonazione per scopi animali, tenendo anche conto del rapporto tra costi e benefici (questi ultimi ancora limitati). Inoltre, nella Guida non si fa riferimento alla clonazione, nonostante essa sia considerata per gli animali geneticamente modificati.
Come ulteriore aspetto, il rischio di trasferimento genetico orizzontale da animali Ogm e prodotti derivati all’uomo – o ad altri animali, o a micro-organismi – non è stato ancora misurato e verrà considerato in una valutazione ambientale separata. Secondo i dati Coldiretti il 79 per cento degli italiani conosce in cosa consiste la tecnica della clonazione animale, ma ritiene che siano chiari gli effetti di lungo periodo sulla natura (81 per cento), che potrebbe compromettere la biodiversità (63 per cento), che causi sofferenza agli animali (52 per cento) e che sia moralmente sbagliata (69 per cento). Il 64 per cento ritiene quindi che la clonazione a fini alimentari non sarebbe giustificabile e la maggioranza dei cittadini non comprerebbe mai latte o carne da animali clonati; per questo il 78 per cento ha dichiarato che dovrebbe essere reso obbligatorio un nuovo sistema di etichettatura qualora fossero venduti prodotti derivati dalla progenie di animali clonati.
La questione non è nuova. Lo scorso marzo, il Parlamento Europeo e la Commissione non si erano accordati sulla revisione del regolamento sui cosiddetti “novel foods”, proprio scontrandosi sul sistema di etichettatura da dare alla progenie di animali clonati e ai relativi sottoprodotti. Il Parlamento pretendeva un sistema chiaro di etichettatura per consentire ai consumatori di effettuare scelte oculate e consapevoli, mentre la Commissione si era detta disponibile ad adottarla solo per la carne bovina.
Ilpuntocoldiretti.it – 31 gennaio 2012