di Sergio Rizzo – Corriere della Sera – 30 gennaio. Di annunci mai seguiti da fatti concreti ne abbiamo già sentiti troppi. Sarebbe perciò avvilente se pure questa volta finisse così.
Se gli uffici di presidenza di Camera e Senato, che oggi dovrebbero prendere provvedimenti per tagliare costi e privilegi, partorissero decisioni da ratificare in futuro, da sottoporre a nuove verifiche, da applicare soltanto a partire dalla prossima legislatura. Peggio ancora se non si dovesse arrivare a mettere la parola fine, e senza pasticci, a faccende scandalose come quella degli assistenti parlamentari, da decenni in attesa di essere riconosciuti e retribuiti come tali mentre i soldi che sono a loro destinati vengono talvolta intascati dai parlamentari o versati nelle casse dei partiti. Il fatto è che da quando è scoppiato il caso di certi costi insensati della politica (da non confondere con quelli della democrazia, che invece dobbiamo essere orgogliosi di sostenere), si sta girando senza costrutto intorno a un problema che pochi sembrano davvero decisi a voler risolvere. I numeri dicono tutto: dal 2oo6 al 2010 le spese sostenute dai contribuenti italiani per il mantenimento degli organi costituzionali sono lievitate di 190 milioni di euro, con una crescita di 119 milioni per la Camera e di 47 per il Senato. Secondo l’Istituto Bruno Leoni il Parlamento è arrivato a costare a ogni cittadino italiano oltre 26 euro l’anno, il doppio rispetto alla Francia e due volte e mezzo rispetto al Regno Unito. Prendiamo le retribuzioni dei nostri rappresentanti: il problema forse più piccolo e sulla carta facile da sistemare, ma certamente il più sensibile per l’opinione pubblica. Sembrava che con la decisione di adeguarsi alla media europea, imposta non senza fatica da Giulio Tremonti e subito oggetto di un piccolo sabotaggio, si fosse quantomeno arrivati a un punto fermo. Ma subito è cominciato il fuoco di sbarramento. Prima sono stati messi in circolazione studi di fonte non imparziale (la Camera) tesi a dimostrare che i parlamentari italiani costano meno dei loro colleghi europei: forse nella segreta speranza di salvare i trattamenti attuali. Poi si sono contestati i risultati della commissione presieduta da Enrico Giovannini, incaricata di predisporre i confronti continentali per stabilire la benedetta media. Insomma, il partito del rinvio è in piena attività, con proseliti sempre più numerosi: evitiamo che vinca anche in questa occasione.
Srgio Rizzo – Corriere della Sera – 30 gennaio 2012