Il confronto tra le buste paga delle giunte locali Tagli per Vendola e Chiodi. Ma a Cota vanno 1.779 euro in più della Bresso
ROMA – Al governatore siciliano Raffaele Lombardo la sola definizione di gabbie salariali «fa schifo». La sua coerenza è da lodare. Alla guida di una Regione con un numero di abitanti pressoché identico a quello del Veneto, ma un costo della vita inferiore del 9,4%, Lombardo porta a casa fra indennità e rimborsi il 43% in più del suo collega Luca Zaia: 170.319 euro netti l’anno contro 118.703, secondo i dati contenuti nel sito ufficiale della conferenza dei governatori ( www.parlamentiregionali.it ). Senza considerare, poi, la differenza abissale nella ricchezza di quei due territori. Il prodotto interno lordo del Veneto, dice l’Istat, è del 75% superiore a quello della Sicilia.
La verità è che in Italia le uniche gabbie salariali esistenti (quel sistema in voga un tempo per cui gli stipendi erano più bassi dove il costo della vita era inferiore) ce le hanno i politici. Però al contrario. Ha senso che un consigliere regionale molisano, dove la vita costa il 32,8% in meno, intaschi ogni mese fra indennità e rimborsi vari 10.125 euro netti contro gli 8.639 del suo collega della Liguria? E sorvoliamo sul fatto che il Molise ha un quinto degli abitanti della Liguria e una ricchezza procapite del 37% inferiore.
Ha senso che un consigliere regionale dell’Emilia Romagna abbia un appannaggio netto pari a metà di quello del consigliere della Sardegna (5.666 euro contro 11.417)? O che la busta paga del governatore della Calabria, pure dopo essere stata tagliata di 27 mila euro, sia ancora di 43 mila euro l’anno superiore a quella del presidente della Toscana?
Conosciamo le argomentazioni di chi difende il proprio status quo: i dati vanno presi con le molle, anche quelli ufficiali. Vero, ma anche con queste precauzioni certi numeri fanno sempre fare un salto sulla sedia. Per quanto il presidente della Provincia di Bolzano Luis Durnwalder si dica profondamente convinto di meritarsi i 25.620 euro che fra stipendio e rimborsi gli toccano ogni mese, perché lui lavora dall’alba a notte fonda, è stato rilevato che l’impegno del presidente degli Stati Uniti Barack Obama non è certamente inferiore al suo: per 2.600 euro di meno nella busta paga.
Così, se si deve accogliere con un applauso l’affermazione del governatore sardo Ugo Cappellacci, il quale ha fatto presente di aver rinunciato «già da tempo all’indennità di presidente e anche all’auto blu per dare un segnale personale in un momento difficile per tutti», è impossibile non ricordare come per mantenere il Consiglio regionale ogni cittadino della Sardegna sopporti una spesa almeno sei volte superiore rispetto a ciascun lombardo o a ogni residente in Emilia-Romagna. Tanto che basterebbe semplicemente equiparare il costo dei 20 parlamentini regionali per far risparmiare ai contribuenti una somma tutt’altro che trascurabile: 606 milioni di euro l’anno. Anche perché se i Consigli regionali dell’Emilia-Romagna o della Lombardia funzionano bene con circa 8 euro per abitante, non si capisce perché per l’Assemblea regionale siciliana ne debbano servire quasi 35 e per il Consiglio della Valle D’Aosta addirittura 124.
Il fatto è che troppo spesso, nelle Regioni Italiane, l’autonomia ha avuto risvolti insensati, dando vita a una giungla di privilegi e retribuzioni nella quale sarebbe opportuno mettere finalmente un po’ d’ordine. L’occasione per uniformare voci come le indennità e i rimborsi poteva essere offerta dalla necessità di tagliare i costi della politica. È accaduto invece esattamente il contrario, e quella giungla è diventata se possibile ancora più fitta. Istruttivo è il confronto fra gli emolumenti massimi dei governatori e dei consiglieri di cinque anni fa e quelli di oggi, entrambi rilevati dalla stessa fonte: il sito www.parlamentiregionali.it . La tabella in questa pagina paragona gli «stipendi massimi» mensili, pubblicati dalla conferenza dei presidenti regionali nell’estate del 2007, e riportati dal Corriere il 2 agosto di quell’anno, con quelli aggiornati al 23 gennaio scorso. Dove per «stipendio massimo» si intende la somma della indennità di carica e dei rimborsi (massimi) consentiti.
Fra i governatori, il taglio più consistente è quello subito dagli emolumenti di quello abruzzese. Roberto Chiodi ha diritto oggi a una retribuzione, comprensiva dei rimborsi, pari a 8.450 euro netti al mese: 5.394 euro in meno rispetto a quella spettante nel 2007 al suo predecessore di centrosinistra Ottaviano Del Turco. C’è poi la Puglia: al presidente della giunta regionale toccano 14.595 euro netti al mese. Fra indennità e rimborsi, Nichi Vendola ha ridimensionato il proprio assegno di 4.290 euro. Al terzo posto il Veneto, il cui governatore leghista, Luca Zaia, ha una busta paga più leggera rispetto a Giancarlo Galan, che guidava la giunta nel 2007, di 2.724 euro al mese. Una sforbiciata analoga a quella subita dagli emolumenti dei loro colleghi Vasco Errani (Emilia-Romagna, meno 2.238 euro) e Giuseppe Scopelliti (Calabria, meno 2.224). Fin qui i tagli più evidenti, ai quali si devono aggiungere quelli ancora più considerevoli apportati agli assegni dei consiglieri semplici emiliano-romagnoli (-5.387), abruzzesi (-7.283) e piemontesi (-8.975). In queste tre regioni le retribuzioni dei «peones» nei consigli regionali sono state ridotte di ben oltre la metà. A giudicare però dai dati forniti dalla conferenza dei governatori non si ride nemmeno in Puglia, i cui consiglieri hanno dovuto rinunciare a 3.398 euro netti al mese. E neppure nel Lazio, dove il giro di vite è stato di 2.747 euro mensili. Anche se in questo caso c’è da dire che la tosata interessa oggi praticamente un solo consigliere: Antonio Cicchetti, l’unico senza un incarico che dia luogo a qualche indennità supplementare.
Fin qui le sforbiciate più appariscenti. Perché ci sono anche Regioni che al massimo hanno tagliato le doppie punte. Come la Sicilia: Raffaele Lombardo guadagna oggi 136 euro al mese in meno di Totò Cuffaro. O la Basilicata, che ha ridotto la paga del governatore di 285 euro al mese, da 9.506 a 9.221 euro netti. O ancora la Lombardia. Se Roberto Formigoni si è visto ridurre lo stipendio di 325 euro fra il 2007 e il 2012, un semplice consigliere regionale lombardo prende attualmente 12.523 euro al mese: 32 in meno nel confronto con cinque anni fa. Un caffè al giorno. E la sua retribuzione, considerando anche i rimborsi che gli spettano, è quella record fra tutte le Regioni. Di più: Lombardia e Puglia hanno un sistema di calcolo della liquidazione ben 2,4 volte più favorevole rispetto a quello delle altre assemblee legislative regionali, dello stesso Parlamento, nonché di tutti i comuni mortali. Lì, per ogni mandato di cinque anni, i consiglieri hanno infatti diritto a un anno di stipendio.
Per non parlare di chi quelle paghe le ha fermate nel tempo, come la Sardegna. Mentre c’è chi è arrivato anche ad aumentarle. Secondo il sito della conferenza dei presidenti regionali il governatore del Piemonte Roberto Cota ha diritto oggi, fra indennità netta (5.506 euro) e rimborsi (7.543 euro) a emolumenti per un totale di 13.049 euro. Cifra superiore di 1.779 euro a quella che lo stesso sito riportava cinque anni fa, quando la giunta piemontese era guidata da Mercedes Bresso. Con un aumento di 501 euro al mese il presidente della giunta regionale dell’Umbria, ha quindi scavalcato il suo collega toscano che è scivolato così in fondo alla classifica delle retribuzioni. Nelle Marche c’è stato invece un ritocchino di 184 euro al mese, mentre in Friuli-Venezia Giulia i consiglieri «semplici» hanno superato la barriera degli 8 mila euro netti al mese grazie a un incremento di 685 euro. Idem in Basilicata. Ma qui l’aumento è stato di oltre mille euro.
E continua a far sorridere il fatto che pur con tutti questi tagli i presidenti delle nostre Regioni restano ancora, e in qualche caso di gran lunga, più pagati dei governatori americani.
Sergio Rizzo – corriere.it – 27 gennaio 2012