«Vorrà dire che la riforma la scriveremo noi». Cosl commenta, rigorosamente anonimo, un autorevole dirigente sindacale. Nei commenti ufficiali a caldo, sindacati e imprenditori sono stati corretti anche se molto critici.
Il giorno dopo però l’atmosfera che si respira nelle stanze dei leader delle organizzazioni delle parti sociali è pesante. Chi si definisce «basito», chi «sconcertato». Chi opina che la professoressa sicuramente avrà una grande competenza in materia di pensioni, «ma di certo di lavoro non sembra saperne molto». Chi la definisce «astratta e teorica». Qualcuno già prevede che a tempo debito dovranno scendere in campo Mario Monti e il ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera per «sostituire» Fornero al timone della trattativa. E adesso? Adesso, come diceva appunto il sindacalista, sembra di capire che toccherà a sindacati e imprese cercare di rimediare. Ancora non è stato fissato nulla di preciso, ma compatibilmente con gli impegni di Emma Marcegaglia appena possibile delegazioni delle parti sociali si incontreranno per cercare di stilare un accordo quanto più preciso e ampio possibile da girare successivamente al governo.
In queste ore le diplomazie lavorano di fino per costruire il calendario di questo negoziato che – apertamente – taglia fuori l’Esecutivo. C’è da fare i conti con le perplessità della Cgil di Susanna Camusso, che stavolta non sono (o non sembrano essere) di merito, ma di metodo. «Sentirci tra di noi è una cosa giustissima – spiega il segretario confederale della Cgil Fulvio Fammoni – ma sarei scettico sull’utilità di fare un documento vero e proprio, registrando i consensi solo sulle cose che condividiamo. Vorrebbe dire lasciare mano libera al governo perché poi intervenga d’imperio sulle cose su cui non c’è accordo tra noi e le imprese». In altre parole, sull’articolo 18. «L’obiezione non è infondata – concede il numero due della Cisl Giorgio Santini – ma dobbiamo correre il rischio». Oltretutto, si ragiona in casa Cisl, alla fine le idee tra le parti sociali sono molto più vicine di quanto si pensi: se Emma Marcegaglia insiste sul tema della modifica dell’articolo 18 lo fa «più che altro perché è obbligata, in Confindustria adesso fa premio la campagna per l’elezione del nuovo presidente». Intanto, a breve è previsto un nuovo vertice tra i leader di Cgil-Cisl-Uil. Nel frattempo, da Confindustria si cerca di lavorare per favorire il negoziato delle sole parti sociali: «Io schema – dicono a Viale dell’Astronomia – è quello dell’accordo del 28 giugno sui contratti. In ogni caso ci sembra difficile che si possa chiudere in sole tre settimane, come vuole il governo. Il mercato del lavoro è una materia complicatissima…». Certo è che in ogni caso la performance di Fornero ha destato davvero molte perplessità. Quasi tutti sono rimasti sbalorditi quando il ministro ha definito «linee condivise» proposte che condivise non erano. Altri sono rimasti colpiti (molto negativamente) dall’idea di fare il negoziato via email. «Bastava che facesse leggere quel documento al suo capodipartimento o a qualche altro funzionario esperto del suo ministero – dice un altro dirigente sindacale – le avrebbe spiegato subito che sulla cassa integrazione non poteva dire quelle cose». Un altro sindacalista punta il dito su certe affermazioni poco realistiche di Fornero. «Il ministro – afferma – ha detto che non si può più adoperare il sistema pensionistico come ammortizzatore sociale in caso di crisi? Chiede cosa ne pensa al suo collega Passera, che ha appena firmato un accordo per l’Eutelia che prevede esattamente il transito alla pensione per molti lavoratori in esubero…».
La Stampa – 25 gennaio 2012