di Marco Bertoncini. Quale che sia, di fatto, l’esito concreto del pranzo di Mario Monti con ABC (in cui solo B-Bersani è il numero uno sia formalmente, sia di fatto, del proprio partito, laddove C-Casini è il numero uno di fatto, mentre Alfano non è il numero uno né formalmente né di fatto), non avrebbe senso nascondersi la novità.
Vedremo, con la pubblicazione in Gazzetta del decreto-legge sulla liberalizzazione e con le successive reazioni di Pd e Pdl, quale sarà l’esito effettivo e contingente del vertice. Intanto l’evento sancisce l’ufficiale nascita della maggioranza. Il compromesso storico (si chiami solidarietà nazionale, impegno nazionale come vorrebbe Monti, inciucio come sostengono i leghisti, maggioranza di emergenza, sempre compromesso storico resta) ha avuto la propria consacrazione.
Se prima pidiellini e democratici non gradivano che si sapesse di trattative in corso, adesso un incontro al massimo livello si è svolto. Non sarà l’ultimo. L’agape fraterna di palazzo Chigi riveste un’importanza diversa per i tre schieramenti della maggioranza. Per il Terzo polo (nel quale sempre più acquista peso, rilievo, emergenza la figura di Casini) è la conferma della propria strategia di grande coalizione: dunque, un passo avanti, ma nulla più, nella propria linea politica, da usare propagandisticamente, nell’attesa neppure troppo taciuta che qualche ministro e lo stesso Monti possano scendere direttamente in campo schierandosi col centro. Il Pd assesta un freno alle tendenze ostili al governo, miranti a elezioni in primavera che sfrutterebbero l’indubbio vantaggio segnato dai sondaggi. E questo è un segnale politico di maggior rilievo. Quanto al Pdl, viene posto un argine alle diffuse proteste ostili al governo che, sia nei gruppi parlamentari, sia nel partito, si sono costantemente espresse. Tradotto in soldoni, il pranzo di ieri per il Cav significa: rassegnazione all’esistente.
ItaiaOggi – 17 gennaio 2012