Fermo nazionale per il 23 gennaio. È la «serrata» la forma di protesta scelta dai tassisti per dire no alle liberalizzazioni annunciate dal governo Monti: la decisione è arrivata al termine della riunione del «parlamentino» dei tassisti che ha visto riunite a Bologna 19 sigle.
E lunedì prossimo – anziché sabato, come in un primo tempo previsto – i tassisti fuori turno si ritroveranno al Circo Massimo, a Roma, per un’assemblea generale chiamata a decidere eventuali altre iniziative: nel corso dell’incontro, una delegazione raggiungerà la sede dell’Antitrust per contestare, cifre alla mano, le «inesattezze» contenute nella relazione dell’Autorità. «La categoria», si legge nel comunicato ufficiale unitario dei sindacati, «in caso di decisione unilaterale da parte del governo si riserva di assumere tutte le iniziative ritenute più opportune». A Bologna il dibattito ha avuto toni molto accesi, anche perché – riferiscono alcuni partecipanti all’incontro, off limits per i cronisti – c’era anche chi premeva per una mediazione con il governo. Alla fine, però, hanno prevalso i falchi: Loreno Bittarelli, presidente nazionale di Uritaxi, ha spiegato come le liberalizzazioni «portano solo a un accaparramento di licenze e quindi vengono prese da chi ha più disponibilità di capitali». Inoltre, «non è vero che si abbassano i costi per l’utenza». «Tengo conto che gli interessi di questo tipo possano creare punti di vista diversi», ha ammesso il presidente dell’Antitrust, Giovanni Pitruzzella, interpellato a margine di un’indagine conoscitiva alla Camera, «ma mi auguro che il dibattito si svolga secondo regole di un confronto civile dove ognuno faccia valere la sua legittima richiesta». «Non lo so, non ho commenti», ha invece risposto il ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, interpellato sullo sciopero.
Solidale con la categoria si è detto il consigliere regionale della Lega Nord Manes Bernardini, convinto che le liberalizzazioni rappresentino «un colpo al cuore» per i diretti interessati e non producano «nulla di buono», anzi spingano «sul lastrico intere famiglie». È «sbagliato cominciare da questo livello di agitazioni», ha assicurato il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ma «non accetterò che siano i tassisti il capro espiatorio delle liberalizzazioni: anche ai tempi di Prodi, delle “lenzuolate” di Bersani, non si facevano le liberalizzazioni sulle banche e sui poteri forti» e ora si vanno ancora a «fare sui poveracci per andare a colpire ancor di più una categoria che rischia l’impoverimento. Invito tutti alla calma», ha aggiunto, «perché ancora non sappiamo quali siano le intenzioni del governo».
Decisamente meno conciliante la posizione del Codacons: quella del 23 gennaio – ha attaccato l’associazione dei consumatori – «è una protesta del tutto infondata». E «la liberalizzazione nel settore dei taxi è un provvedimento atteso da decenni, che può realmente portare benefici non solo agli utenti, ma anche agli stessi tassisti». Tassisti che peraltro «sono avvisati: in caso di blocchi stradali e danni agli utenti in occasione dello sciopero», ha annunciato il Codacons, «non esiteremo a presentare una raffica di denunce in procura, così come avvenuto nel 2007, quando un elevato numero di taxi bloccò per ore e ore la circolazione stradale a Roma». Blocco valso a 500 conducenti un processo in tribunale.
ItaliaOggi del 12/01/2012