La Cgil incalza il governo e chiede un tavolo unitario per discutere di lavoro, pensioni e liberalizzazioni: no a incontri separati stile Sacconi. Ma il governo non cambia linea
Gli incontri sulla riforma del mercato del lavoro, dice, saranno con un sindacato alla volta e non con le parti sociali riunite, si apprende da fonti dell’esecutivo.
La Cgil in un post su Twitter avverte: «Monti non convochi i sindacati separatamente. Gli incontri separati stile Sacconi rendono solo tutto più complicato e più lungo». Secondo l’organizzazione guidata da Susanna Camusso «serve un Piano del lavoro che tamponi la crisi, crei nuovi posti per giovani e donne, dia prospettiva e speranza al Paese». Il programma deve prevedere «assunzioni incentivate per giovani e donne con contratto di inserimento formativo sui progetti paese che riduca la precarietà». Ma al tavolo con il governo si dovrà parlare anche di liberalizzazioni, produttività, contratti e pensioni. L’obiettivo, ha sottolineato il segretario generale dell’Ugl, Giovanni Centrella, è la crescita: «Le quattro Confederazioni, anche se con sfumature diverse, hanno come unico obiettivo la crescita per il bene del Paese e dei lavoratori, perchè questa è l’unica soluzione, non la modifica dell’articolo 18, nè il contratto unico o prevalente».
Sulla concertazione oggi è intervenuto anche il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei e arcivescovo di Genova, che dalla Liguria ha ammonito: «La via del dialogo tra diversi soggetti è molto importante» per prevenire le tensioni sociali «perchè parlarsi significa far emergere i problemi e cercare soluzioni possibili». «Purtroppo – ha affermato il porporato – le tensioni sociali sono sempre possibili, ma direi che non sono fatali. Si possono affrontare e anche prevenire».
Sul tavolo del governo, al momento, c’è il contratto «prevalente» con un lungo periodo di prova che sostituisca le oltre 40 forme contrattuali esistenti. Accanto al contratto prevalente con un periodo di prova che potrebbe essere portato fino a tre anni dovrebbero resistere solo altre due forme contrattuali, l’apprendistato e il contratto stagionale, mentre dovrebbero andare verso l’eliminazione i contratti a progetto e gli altri rapporti di collaborazione laddove mascherano un sostanziale rapporto di lavoro subordinato.
Ma il punto centrale della riforma resta quello degli ammortizzatori sociali, il tema di fronte al quale gli ultimi Governi si sono bloccati a causa della mancanza di risorse. Anche in questo caso è chiaro che sarà complicato rendere più flessibile il mercato del lavoro senza pensare a indennità di disoccupazione più sostanziose e comunque a un sistema che non distingua ancora una volta tra i deboli e i forti.