Entro il 23 dovrebbero essere pronte le nuove norme su liberalizzazioni e lavoro. I sindacati: «Serve salto di qualità»
MILANO – Mario Monti sta preparando la lunga volata che ha come obiettivo il fronte dello sviluppo. Sono in gestazione diverse riforme di cui la prima ad essere messa in campo dovrebbe essere quella del lavoro. I tempi stringono infatti visto che il premier vorrebbe presentare qualche risultato concreto già all’Eurogruppo del 23 gennaio prossimo. La politica è ancora in ferie, ma i principali leader di partito sono stati raggiunti nelle ultime dodici ore dal Presidente del Consiglio che, al telefono, ha augurato loro «buon anno» e confermato un meccanismo di consultazione che a gennaio si preannuncia intenso e non privo di ostacoli.
TELEFONATE – Domenica è stato il giorno dei primi contatti con sindacati sempre più inquieti e preoccupati, mentre le ultime ore sono servite al presidente del Consiglio per un rapido giro telefonico con i principali esponenti della maggioranza che sostiene il governo. I leader di partito hanno avuto modo di sentire Monti, mentre per un faccia a faccia ufficiale si dovrà attendere ancora qualche giorno. Di certo gli ormai consueti «bilaterali» si svolgeranno entro la prossima settima, con ogni probabilità solo dopo che il premier e i ministri Passera e Fornero avranno avviato il tavolo di confronto con i sindacati per mettere a punto nel più breve tempo possibile il pacchetto di liberalizzazioni e i primi interventi per il mercato del lavoro.
IMPEGNI INTERNAZIONALI – Un gennaio intenso, si diceva. Ricco di appuntamenti internazionali e di delicate tappe interne. Monti, infatti, nelle prossime tre settimane volerà a Parigi, quindi a Londra, infine a Tripoli. Il 23 come detto, è in agenda l’Eurogruppo, già prima potrebbe essere convocato un decisivo consiglio dei ministri. A qual punto dovrebbe già essere noto l’esito del confronto con le parti sociali, di certo la stella polare dell’esecutivo resta la stessa di sempre: nessuno ponga pregiudiziali e si segua una tabella di marcia strettissima.
PARTITI – A dar man forte al Presidente del Consiglio ci sarà certamente il Terzo Polo, mentre Pdl e Pd avranno modo di manifestare alcune perplessità rimaste per ora sottotraccia. Ma difficilmente i due principali partiti potranno ostacolare o disturbare davvero il percorso di riforme rapido al quale il Professore lavora fin da fine dicembre. Oggi, al riguardo, un primo avvertimento l’ha lanciato il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto, definendo «ragionevole» il confronto fra il governo e le parti sociali, ma avvertendo nel contempo: «In sede di decisione politica, il governo deve fare le sue scelte di intesa coi partiti che lo sostengono in Parlamento». Carta bianca sembra invece promettere l’area del Terzo polo, almeno a sentire Benedetto Della Vedova, al pari delle pubbliche prese di posizione dell’Udc di Casini: «Il dovere del governo non è quello di concertare coi sindacati e di negoziare coi partiti. È quello di fare riforme, a partire da quelle relative al mercato del lavoro e alla liberalizzazioni, che incentivino l’investimento e l’attività economica». Se Fli, Api e Udc non mostrano di voler intralciare il percorso dell’esecutivo, qualche paletto in nome e per conto del Pd prova a piantarlo Cesare Damiano. Nelle settimane in cui si discute di riformare il mercato del lavoro, il pensiero dell’ex ministro democratico va alle «emergenze» vissute da numerose aziende: «È fondamentale in questa situazione dare impulso alla crescita e difendere i lavoratori con un intervento sugli ammortizzatori sociali che sia in grado di rafforzare ed estendere le tutele per il lavoro stabile e precario. Il Partito democratico è impegnato ad avanzare al governo e alle parti sociali le sue proposte sui temi della riforma del mercato del lavoro». Sul fronte delle liberalizzazione sembra però concentrarsi il lavoro del presidente del Consiglio in queste ore. Secondo indiscrezioni, Monti sarebbe intenzionato a lanciare quel segnale di equità richiesto da più parti proprio allargando oltre le aspettative la platea delle categorie interessate dalle liberalizzazioni. Una scossa che, secondo l’ex commissario Ue, servirà a rilanciare l’economia e mandare un segnale chiaro ai mercati e ai cittadini.
BONANNI – Avvertimenti al premier giungono anche dal fronte sindacale. Il capo del governo deve fare «un salto di qualità» rendendo «trasparente» la discussione e realizzando un «patto» con imprese e sindacati sulle vicende calde relative al lavoro, al welfare e al fisco chiede il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, intervistato da Rainews24. «Senza concertazione il Paese andrebbe allo sbando», ha proseguito Bonanni.
CGIL – Il «confronto col governo Monti non va sprecato», auspicanoinvece i vertici della Cgil. Con diversi messaggi su Twitter il sindacato guidato da Susanna Camusso avverte: «Temi in agenda e tempi dell’agenda sono egualmente importanti», l’esigenza di tempi stretti non dovrà pesare. E perchè il confronto sia efficace «occorre definire le priorità, poi aprire tavoli di approfondimento». E per la Cgil le «priorità possibili» del confronto «sono Fisco, crescita, lavoro, produttività, pensioni e rappresentanza».
8 PER MILLE – Intanto la presidenza del Consiglio dei ministri ha reso noto che per l’anno 2011 non è stato predisposto il decreto di ripartizione della quota relativa all’otto per mille dell’Irpef a diretta gestione statale per mancanza di disponibilità finanziaria. Pertanto, si legge in una nota, nessuno dei progetti presentati con scadenza 15 marzo 2011 è stato ammesso a contributo. La nota ricorda che solitamente le risorse relative alla parte dell’8 per mille che gli italiani destinano alle esigenze dello Stato vengono ripartite tra importanti iniziative di interesse nazionale, quale le calamità naturali, i restauri, l’assistenza ai rifugiati o la fame nel mondo. La scelta se effettuare interventi a pioggia o concentrare l’investimento prioritariamente in alcuni dei settori di pubblica utilità sopra indicati viene effettuata in ragione della disponibilità del bilancio e dell’impellenza delle necessità. Dell’importo totale relativo all’otto per mille dell’Irpef a gestione statale per il 2011, pari inizialmente a circa 145 milioni di euro, più della metà del fondo (64 milioni di euro) è stato destinato alla Protezione civile per le esigenze della flotta aerea antincendi durante il precedente Governo. I rimanenti 57 milioni sono stati destinati dall’attuale esecutivo alle esigenze dell’edilizia carceraria e per il miglioramento delle condizioni di vita nelle prigioni.
Corriere.it – 2 gennaio 2012