Il successo degli ultimi dieci anni crea problemi al dipartimento dell’Agricoltura statunitense incapace di monitorare e certificare i processi produttivi. Il boom del biologico mette in difficoltà il governo americano. Sarà l’effetto della “crociata salutista” di Michelle Obama, ma l’industria dell’”organic food” negli Stati Uniti ha registrato in un decennio una triplicazione del giro di affari a 35 miliardi di dollari.
Un vero successo che tuttavia crea non pochi problemi al dipartimento dell’Agricoltura statunitense, e alla sua capacità di monitorare ed effettuare gli opportuni controlli sulle oltre 25 mila aziende che operano nel settore.
Come riportato dal Wall Street Journal, ci sono attualmente 81 “funzionari certificatori” registrati negli albi, ovvero addetti o gruppi che hanno la licenza di certificare, nel corso dei controlli di qualità, come “biologici” i prodotti delle aziende dell’universo “organic”.
Il punto è che dei 37 che hanno completato le revisioni quest’anno, 23 non sono stati in grado di portare a termine la procedura secondo gli standard e le regole fissate dal dipartimento stesso. In sostanza, in 23 casi non sono state condotte le dovute ispezioni o revisioni per la certificazione di “organicità” come previsto dalla legge.
Un’inchiesta indipendente condotta dal Wall Street Journal ha inoltre rilevato che dalle ispezioni condotte negli ultimi dieci anni dal dipartimento dell’Agricoltura, 38 su 81 agenti almeno in un’occasione non hanno rispettato gli standard fissati dal governo. Il rischio è infatti una proliferazione delle contraffazioni: il cibo biologico, ovvero quello trattato senza agenti chimici, può costare infatti finanche il doppio rispetto a un equivalente prodotto “not organic”. Ma i consumatori, oltre all’etichetta, non dispongono di nessun altro strumento per accertarsi del fatto che si tratti di un prodotto biologico. Gli acquirenti devono quindi fare affidamento unicamente sulle garanzie fornite dalle società e dai gruppi no-profit che garantiscono sul fatto che quel dato alimento sia stato ottenuto seguendo le disposizioni previste dal governo federale.
“L’intero sistema di controllo deve essere rivisto”, spiega Chenglin Liu, professore di legge all’Università St. Mary di San Antonio, in Texas, considerato uno dei massimi esperti dei sistemi di certificazione di prodotti biologici. Secondo il docente la poca accuratezza di alcuni processi di controllo e la mancanza di supervisione del ministero dell’Agricoltura sugli “agenti certificatori” solleva molte preoccupazioni, come conferma la cancellazione di tre operatori dagli albi dei certificatori. “Sono lacune – spiega Liu – che lasciano troppo spazio a errori”.
Il Corriere della Sera – 13 dicembre 2014