di Giovanna Corsetti (Reportime). È il 1999 e il sistema di emergenza dell’ospedale San Camillo Forlanini di Roma deve essere riorganizzato. Il giubileo del 2000 è imminente, milioni di pellegrini stanno per arrivare e bisogna garantire un’accoglienza sanitaria di qualità. La mortalità tra i traumatizzati gravi è altissima, supera il 42%, ben oltre gli standard internazionali. Serve qualcuno bravo, capace, aggiornato.
La Direzione dell’Ospedale lo trova ad Udine: è il dottor Giuseppe Nardi. La proposta è immediata: “Venga a Roma, le affidiamo l’emergenza, lei ci dà una mano, al più presto ci sarà un concorso per il ruolo da primario e così potrà regolarizzare la sua posizione”.
Lo sventurato rispose e così il dottor Giuseppe Nardi si trasferisce a Roma con un contratto da dirigente, come facente funzioni in attesa di concorso. Comincia a lavorare, seleziona la squadra, riorganizza il reparto, introduce procedure nuove ed efficienti, la mortalità scende dal 42 al 22%, poi al 16%: la rianimazione diretta da Giuseppe Nardi diviene un’eccellenza regionale e nazionale.
L’Unità Shock e Trauma si trasforma nel più grande Centro Traumi d’Italia, con la mortalità più bassa in assoluto. Molte università italiane inviano i loro studenti e specializzati, per stage e corsi di perfezionamento; le pubblicazioni di Giuseppe Nardi sono tra le più indicizzate d’Europa, cioè tra le più consultate e citate come guida su quale assistenza dare ad un paziente con trauma grave.
Il dottor Nardi ha mantenuto il suo impegno e l’Ospedale? Il 16 luglio 2014, una Delibera della Direzione solleva Giuseppe Nardi dalla direzione dell’Unità Shock e Trauma e al suo posto mette il dottor Francesco Cremonese che, dopo soli quattro mesi, si dimette e il Direttore Generale nomina, in novembre, il dottor Remo Orsetti. Nardi torna a fare l’anestesista semplice con turni e guardie notturne, come ai tempi della laurea. Perché? Per legge non si può esser facente funzione per più di 12 mesi. Nardi lo è stato per 15 anni, 15 anni da “primario precario cum laude” e con l’ardire di vincere un ricorso per farsi pagare il lavoro fatto alla guida del reparto.
E così arriviamo ad oggi: in piena epoca di spending review, di concorsi da primario non se ne parla e l’ospedale non può rischiare altri ricorsi. L’avventura di Nardi, per l’ospedale San Camillo Forlanini, sarebbe finita qui, se non fosse per la protesta di decine di pazienti e familiari che vogliono sapere quando la salute dei cittadini avrà la meglio sulla burocrazia.
11 dicembre 2014 | Corriere.it