Il rapporto annuale dell’organizzazione internazionale segna una condizione stabile per il nostro Paese, ma i diretti “concorrenti” migliorano. Il nostro paese tra Sudafrica e Kuwait. Colpa anche dei ritardi e delle timidezze nella lotta alle tangenti
La corruzione affligge in maniera endemica il nostro sistema economico, sottraendo allo Stato risorse preziose, peggiorando la qualità dei servizi e contribuendo ad aumentare la povertà. È quanto emerge dall’Indice di Percezione della Corruzione 2014 che mantiene l’Italia al 69esimo posto nel mondo, conservando stessa posizione e punteggio dell’anno precedente. Sullo stesso gradino dell’Italia, con un voto di 43 su 100, troviamo di nuovo la Romania e altri due paesi europei in risalita rispetto allo scorso anno: Grecia e Bulgaria. A livello globale si distinguono in negativo Francia (69), Cina (36) e Turchia (45) che perdono diverse posizioni rispetto all’anno scorso, mentre rimangono in cima alla classifica dei paesi più virtuosi Danimarca, Nuova Zelanda e Finlandia. «Quando in un Paese manca una traduzione efficace del termine “whistleblower”, ovvero di coloro che portano alla luce casi di corruzione all’interno del proprio ambito lavorativo, significa che bisogna lavorare ancora molto sul tessuto culturale e sul concetto di responsabilità» si legge in una nota diffusa dall’Ong, sezione italiana, che si batte in tutto il mondo contro la corruzione, Transparency International Italia.
Proprio oggi infatti è stato diffuso l’Indice di percezione della corruzione (Cpi) 2014, ed è stato presentato a Roma il servizio di Transparency International Italia “Allerta anticorruzione – Alac”per le vittime o i testimoni di casi di corruzione.
Le voci contro la corruzione. Durante la presentazione del nuovo servizio, il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone ha sottolineato: «I cittadini devono rendersi conto che la corruzione li danneggia in prima persona. È dunque fondamentale l’apporto che la società civile può dare nel contrasto al fenomeno e sono benvenuti gli strumenti come Alac che vanno in questa direzione». Aggiunge inoltre «La scoperta di fatti corruttivi sono la dimostrazione che parte dello Stato è sana e porta avanti in modo responsabile il proprio lavoro».
Secondo Marcella Panucci, direttore generale di Confindustria, «Quanto successo a Roma ci indigna e ci disgusta ma si può fare molto. Noi come Confindustria stiamo agendo soprattutto sul fattore culturale affinché si attui un processo di allontanamento ed espulsione delle imprese che si sono macchiate di corruzione dal tessuto sano ancora prima che vi siano delle sentenze ufficiali della magistratura».
Il presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanello ha ribadito che «La corruzione si caratterizza anche per un ulteriore aspetto che danneggia le imprese. Attraverso la corruzione viene impedito il corretto e libero agire del mercato».
«”Allerta anticorruzione – Alac” nasce con l’obiettivo di stimolare le segnalazioni di casi di corruzione, garantendo sicurezza e anonimato» dichiara Virginio Carnevali, presidente di Transparency International Italia «la legge non può risolvere tutto ma deve trovare sostegno nella società civile. Tutti i cittadini sono direttamente coinvolti nella lotta contro la corruzione e auspico a breve l’estensione della legge 190/2012 a ogni singolo costituente della società, e non solo al settore pubblico. La vera sfida è riuscire a mettere a sistema questo strumento per enti pubblici e le imprese del nostro Paese». Chiude così il presidente Carnevali: «Solo con una unione dei sani, ovvero aziende, amministrazioni e cittadini onesti è possibile pensare di attuare il vero cambiamento all’interno della società».
Il Sole 24 Ore sanità – 4 dicembre 2014