Guido Barilla: «Ci rivolgiamo a istituzioni e imprese affinché facciano adottare la nostra proposta ai Paesi che saranno al maxi evento». La firma no, perché siglare a Parma un protocollo “targato” Milano sarebbe forse eccessivo, ma tralasciando i dettagli formali l’endorsement del Governo è chiaro.
Matteo Renzi viene in Barilla per porre il sigillo dell’Esecutivo sul documento che nelle intenzioni dei promotori, la Fondazione Barilla per il cibo e la nutrizione, dovrebbe rappresentare in campo alimentare quello che il Protocollo di Kyoto è stato per l’ambiente.
Giornata di gloria per Barilla, con un primo “assist” niente meno che da Papa Francesco, che dalla conferenza internazionale sulla nutrizione rilancia il tema della lotta alla fame nel mondo chiedendo uno stop alle speculazioni sul cibo. E poi l’impegno di Renzi, che nella sua lunga giornata in Emilia-Romagna, tra visite alle fabbriche (Pizzarotti e Dallara) e incontri con i sindaci in coincidenza con le ultime battute della campagna elettorale per il rinnovo dei vertici regionali, dedica una tappa proprio allo stabilimento del gruppo alimentare di Parma per offrire una sponda decisiva al documento.
«Il Governo Italiano – scandisce il premier nella mensa aziendale, davanti ai vertici del gruppo e a centinaia di lavoratori Barilla – crede, scommette e punta sul Protocollo di Milano».
Così, in poche ore, il dossier elaborato dalla Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition per proporre alcune linee guida sui temi della sostenibilità alimentare e dell’ambiente, compie un evidente salto di qualità, trasformandosi da elaborato in puro stile “thinktank” a strumento in grado di coinvolgere in prima persona il Governo e iniettare una dose aggiuntiva di contenuti all’Esposizione Universale.
«Questo è un momento di particolare incertezza per il Paese – spiega il presidente del gruppo alimentare Guido Barilla – e dunque serve lo slancio che può venire da progetti importanti. Passiamo dunque il testimone al Governo e vogliamo chiamare a raccolta istituzioni e imprese perché facciano proprio il Protocollo e lo facciano adottare ai paesi partecipanti ad Expo».
Il dossier passa di mano, Renzi evita la firma ma poco importa perché la condivisione dei temi è completa.
«Sono i nostri obiettivi – aggiunge il Premier – e questo significa restituire un poco di dignità alla politica. Vorrei dirvi grazie anche perché ci date l’occasione di riflettere sul fatto che l’Expo sia un’occasione straordinaria per dire che questi temi sono fondamentali per il mondo: se c’è la chance per un grande paese come l’Italia di raccontare una certa idea di futuro, lì dobbiamo essere protagonisti».
Il protocollo Milano ideato dalla Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition, che impegna le parti che decidono di sottoscriverlo a una serie di azioni finalizzate a conseguire modelli di consumo e di produzione più sostenibili, si pone tre obiettivi principali (si veda altro articolo in pagina): ridurre del 50% entro il 2020 l’attuale spreco di oltre 1,3 miliardi di tonnellate di cibo commestibile, limitare le speculazioni finanziarie e la quota dei terreni destinata alla produzione di biocarburanti a livello globale, compiere sforzi aggiuntivi per eliminare contemporaneamente fame e malnutrizione da un lato e obesità dall’altro.
«Fame ed eccesso di cibo, sprechi alimentari, terreni utilizzati per “nutrire” le auto sono tre paradossi inaccettabili – aggiunge Guido Barilla –, un accordo mondiale sul cibo darebbe oggi al nostro Paese non solo i l successo durante l’Expo ma lascerebbe una forte eredità al mondo intero».
Renzi annuisce e rilancia, ricordando che Expo e il Protocollo rappresentano anche l’occasione per provare a rilanciare nel mondo le nostre eccellenze dell’intera filiera agroalimentare, dai macchinari al cibo, con l’obiettivo ultimo di ribaltare un altro “paradosso” legato al settore: quello che vede la bilancia commerciale alimentare nazionale in passivo. «Sull’energia è naturale – spiega il Premier – mentre invece qui c’è qualcosa che non funziona». Renzi cita la storia di Pietro Barilla, artefice del successo globale del gruppo (3,5 miliardi di ricavi, 8.100 addetti, 20 stabilimenti nel mondo), «storia straordinaria, tipicamente italiana», e chiede di tornare a quello spirito che ha caratterizzato intere generazioni di lavoratrici e lavoratori, all’azione che ha permesso ad un piccolo paese di diventare una grande potenza industriale nel mondo. «La riforma più grande – scandisce Renzi – è quella che riguarda noi stessi».
Il Sole 24 Ore – 21 novembre 2014