di Marzio Bartoloni (da Scuola24 di oggi, il quotidiano della formazione, dell’università e della ricerca de Il Sole 24 Ore). Le scuole saranno ridotte da 56 a poco più di 40. I?corsi dureranno un anno in meno e i risparmi saranno destinati a finanziare nuovi contratti (secondo le prime stime 700-800 in più). È pronta la riforma delle specializzazioni mediche finite ultimamente nella bufera anche per il contestato concorso nazionale . La bozza di riordino è sul tavolo del ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Stefania Giannini che ora la dovrà trasformare in un decreto ministeriale da approvare – sentito anche il ministero della Salute – entro il prossimo 31 dicembre.
La proposta di riordino. In duecento pagine e in un mese di lavoro il tavolo tecnico – guidato da Andrea Lenzi – intorno al quale si sono seduti Consiglio universitario nazionale (Cun), Conferenza dei rettori (Crui) e Consiglio studentesco nazionale (Cnsu) ha prodotto la sua proposta per il riordino delle 56 Scuole di specializzazione. Questi i punti cardine della proposta: riduzione delle scuole a poco più di 40 visto che oltre una decina saranno accorpate; accorciamento della durata dei corsi in media a 4 anni dagli attuali cinque per circa una trentina di scuole in modo da riallinearle agli standard europei; riformulazione degli ordinamenti didattici, che sono poi la parte centrale del progetto formativo di ogni specializzando, con un maggiore spazio garantito anche alla didattica nelle strutture sanitarie e comprendendo una revisione delle attività professionalizzanti da riconoscere nella pratica medica svolta dagli specializzandi. L’obiettivo finale del decreto ministeriale – come ribadito dal Dl 90/2014 che ha fissato la scadenza del riordino a fine anno – è quello appunto di accorciare la durata dei corsi di specializzazione che attualmente in Italia, come prevede il Dm del 1 agosto del 2005, sono in media più lunghi rispetto agli standard europei stabiliti dalla direttiva Ue 36 del 2005. Come detto l’indicazione dovrebbe essere quella di arrivare a una durata media di 3-4 anni dei corsi di specializzazione, con alcune eccezioni – molto probabilmente le branche di chirurgia – che potrebbero rimanere in alcuni casi anche a 5 anni. Insomma chi sogna di diventare chirurgo, gastroenterologo o psichiatra potrà aspettare un anno in meno per esercitare la professione.
Le polemiche sul doppio canale formativo. Il riordino delle scuole produrrà dei risparmi che – come prevede la riforma – potranno essere spesi per incrementare il numero di contratti di specializzazione medica (oggi circa 5mila a cui se ne aggiungono altri 500 delle Regioni). Le prime stime parlano di circa 700-800 contratti in più. Un balzo in avanti significativo per i giovani medici che da anni si battono per avere più borse e che chiedono di mantenere alta la qualità della formazione specialistica senza scorciatoie per altri.
Nel mirino è finito il Ddl delega allo studio del ministero della Salute – ex articolo 22 del Patto della salute – che prevede l’inserimento all’interno dell’ospedale di medici ancora privi di specializzazione. Il testo prevede infatti l’introduzione del cosiddetto teaching hospital , ossìa un doppio binario Ospedale-Università, consentendo l’ingresso nel Ssn dei laureati in Medicina (e abilitati) con inquadramento in una categoria non dirigenziale (e con lo stipendio della caposala).
Un doppio canale di formazione che per i giovani medici rischia di creare dottori di serie A e di serie B. «Queste proposte – avverte il Segretariato italiano giovani medici – mettono a rischio l’intero percorso formativo medico. Infatti, l’accesso al Ssn per medici neoabilitati senza garanzia di alcun percorso formativo, seppure fornisce forza lavoro a costo minore, pone gli stessi giovani medici in una condizione professionale non adeguata e non in linea con quella dei loro coetanei europei che dopo la laurea svolgono percorsi lavorativi tutelati e ben inscritti in contesti formativi adeguati». Intanto ieri a è slittato il tavolo politico proprio sul fronte formazione medica con l’incontro tra il ministro Giannini e quello della Salute, Beatrice Lorenzin.
Il Sole 24 Ore sanità – 21 novembre 2014