Paolo Baroni. Ci sono la Torino-Lione ed il tunnel del Brennero, l’alta velocità Brescia-Padova e ferrovie come la Napoli-Bari, la Messina-Catania e la Ragusa-Catania e poi la nuova autostrada Orte-Mestre ed un’infinità di altri progetti, grandi e piccoli. Sul filo di lana, il termine scadeva ieri, l’Italia ha presentato all’Unione europea una selezione di progetti destinati ad entrare nel cosiddetto piano-Junker per un investimento complessivo di 40 miliardi di euro.
I vari interventi, spiega una nota del Tesoro, sono stati selezionati dalla Task force nazionale per gli investimenti coordinata dal Mef con l’indirizzo della presidenza del Consiglio nell’ambito dell’iniziativa avviata dal ministro Pier Carlo Padoan in qualità di presidente di turno dell’Ecofin nel semestre di presidenza del Consiglio Ue.
L’obiettivo è quello di rilanciare la crescita economica dell’Unione attraverso progetti d’investimento, attivabili nel triennio 2015-2017, in cinque aree ben definite: innovazione, energia, trasporti, infrastrutture sociali e tutela delle risorse naturali. Nella selezione dei progetti segnalati dall’Italia alla task force europea (Commissione, Banca europea degli investimenti e stati membri), «si è tenuto conto delle priorità nazionali, individuando le operazioni che per struttura, piano finanziario e stato di avanzamento risultano essere compatibili con le procedure previste dalla Bei per accedere al finanziamento».
A fine ottobre, parlando a Napoli, Padoan aveva ipotizzando la possibilità di presentare a Bruxelles richieste per circa 10 miliardi di euro, che corrispondevano ad un migliaio di progetti. Le selezione delle opere e degli interventi effettuata dal task forse, che oltre al ministero dell’Economia ha visto il coinvolgimento anche dei ministeri dello Sviluppo, dei Trasporti, dell’Istruzione, dell’Ambiente, della Sanità oltre che della segreteria del Cipe, ha prodotto un risultato molto superiore alle aspettative: in tutto il pacchetto-Italia, messo a punto con l’assistenza della Cassa depositi e prestiti che ha collaborato alla fase di ricognizione, si compone infatti di ben 2200 progetti. Quelli «grandi» sono in tutto circa 120, il resto è rappresentato da una miriade di piccoli interventi in larga parte inseriti in un programma organico come quello che ad esempio riguarda la prevenzione del rischio idrogeologico. Oltre alle principali opere infrastrutturali, materiali e immateriali (come ad esempio il piano per la banda ultra larga che da solo vale 7,2 miliardi di euro), sono stati presentati piani per il finanziamento delle Pmi, a favore dei dottorati industriali, per l’interconnessione e l’efficientamento energetico, compresi due progetti per lo stoccaggio di gas in Lombardia e in Basilicata, e per il programma «la Buona scuola» che solo per il 2015 prevede investimenti in edilizia scolastica (messa in sicurezza, nuove costruzioni, ecc.) per circa 2,5 miliardi ed un progetto per la digitalizzazione dei vari istituti da 650 milioni.
La task force nazionale, che d’ora in avanti diventa un gruppo stabile di lavoro e che si prevede possa essere allargata ad altre amministrazioni, conclude la nota del Tesoro, «seguirà ora le fasi successive dell’iter dei progetti a partire dalla predisposizione delle richieste di finanziamento». Dal canto suo la Bei raccoglierà tutte le richieste e presenterà già al prossimo vertice Ecofin di dicembre un primo report.
La Banca europea degli investimenti è il vero polmone finanziario della Ue: negli ultimi due anni ha finanziato progetti a livello europeo per circa 75 miliardi l’anno, 455 miliardi tra il 2007 ed il 2013. Di questi 61 miliardi hanno riguardato l’Italia, 11 miliardi solo nel 2013 che hanno consentito di attivare investimenti per 33 miliardi di euro.
La Stampa – 15 novembre 2014