Si avvicina la fine dell’anno e riparte il tour de force del Fisco, o meglio dei contribuenti chiamati a fare i conti con le tante scadenze fiscali di questo periodo. Tra acconti delle imposte nazionali e saldi di quelle erariali, le lancette del gettito puntano quest’anno su 86 miliardi di euro, un maxi-bottino da accumulare in sei settimane.
L’effetto dei maxi-acconti è destinato a farsi sentire anche quest’anno. Certo, le aliquote saranno un po’ più basse rispetto a dodici mesi fa, quando le società hanno versato l’Ires e l’Irap al 102,5% mentre per le banche l’aliquota è stata addirittura del 130 per cento. Questa volta il numero da tenere a mente è il 101,5%, che dovrebbe portare tra novembre e dicembre circa 17 miliardi di euro di imposta sui redditi societari.
Il condizionale è obbligatorio perché la congiuntura economica non è migliorata. Così molte imprese potrebbero optare per rivedere al ribasso le stime sui redditi del 2014 e calcolare l’acconto con il metodo previsionale (si veda l’articolo in basso). Sicuramente, lo faranno le società in perdita, che secondo le ultime statistiche fiscali disponibili sono due su tre. La scadenza del 1? dicembre per l’acconto riguarderà anche i proprietari di case in affitto che hanno optato per la cedolare secca. Il trend crescente di scelte per la tassa piatta potrebbe determinare (tra chi ha affittato a canone libero e a canone concordato) un’entrata per circa 900 milioni di euro.
Gli acconti, però, non si fermano alle imposte dirette. Entro il 29 dicembre (il 27, infatti, è un sabato e la scadenza slitta a lunedì) autonomi, imprese e società saranno chiamati a versare l’acconto Iva. Naturalmente non è l’unico momento in cui il fisco “registra” entrate dall’imposta sul valore aggiunto e, se fosse confermato il trend di fine 2013, nel complesso (tra scambi interni e importazioni) gli ultimi due mesi dell’anno si potrebbero chiudere con circa 28 miliardi di euro.
Sul conto complessivo influirà anche la dinamica delle imposte su risparmi e investimenti. La ritenuta sugli utili distribuiti da società, per esempio, è raddoppiata tra gennaio e settembre rispetto allo stesso periodo del 2013 per effetto sia dell’incremento dei dividendi distribuiti sia per l’aumento della tassazione delle rendite finanziarie scattato lo scorso 1? luglio. E proprio a questo proposito va ricordato un’altra scadenza molto vicina: lunedì 17 novembre scade il termine per evitare la nuova aliquota del 26% sfruttando la strada dell’affrancamento delle plusvalenze.
Se per l’Erario è soprattutto tempo di acconti, per i tributi locali arriva invece la “stagione dei saldi”, che a differenza di quelli commerciali alzano il conto da pagare. Per l’Imu, dopo i 10,3 miliardi versati in acconto a giugno sulla base delle aliquote 2013 (1,9 allo Stato da parte dei proprietari di capannoni, alberghi e centri commerciali), il saldo dovrebbe replicare più o meno la stessa cifra, perché le migliaia di novità intervenute nelle delibere di quest’anno hanno modificato i dettagli senza cambiare i fondamentali dell’imposta. Più incognite circondano, invece, la Tasi: l’appuntamento di giugno ha fruttato meno di 900 milioni, ma ha riguardato solo 2.178 Comuni (un quarto del totale) e ha consentito ritardi senza sanzioni per i contribuenti visto il grado di caos raggiunto dalle regole locali. I conti veri, che si faranno solo a fine anno, dovrebbero far raggranellare ai sindaci almeno altri 2,5 miliardi: la Tasi ne vale 3,9 ad aliquota standard, ma le scelte locali hanno spinto al rialzo i parametri (l’aliquota media sull’abitazione principale, per esempio, è il 2 per mille, cioè il doppio dello standard). Gli inquilini, solo sfiorati dalla Tasi, sono invece coinvolti in pieno dalla Tari, il tributo sui rifiuti che concentra molte scadenze nell’ultima parte dell’anno e che in queste settimane chiederà almeno 4 miliardi, cioè la metà del suo valore annuale.
Il Sole 24 Ore – 12 novembre 2014