Qualcosa c’era. E chi ha lanciato l’allarme sabato sera, scatenando poi una sorta di «psicosi-collettiva» in mezza Lessinia, non era stato colpito da allucinazioni. Ma stabilire se l’animale solitario che si aggirava nel piazzale vicino al cimitero di Bosco Chiesanuova fosse un lupo o un grosso cane randagio, risulta a oggi ancora impossibile.
Il comandante della polizia municipale di Bosco, ieri mattina ha visionato per ore i filmati in bianco e nero ripresi dalle telecamere comunali nelle fasce orarie in cui erano stati fatti gli avvistamenti sospetti. «Sembrava non avessero ripreso nulla – spiega il sindaco Claudio Melotti -, ma all’ennesima analisi, siamo riusciti a notare la sagoma di un canide che fuoriusciva dall’ombra per una mezza frazione di secondo, prima di scomparire nella boscaglia». I singoli frame non regalano altre certezze e il sindaco ha già dato mandato per nuove analisi con tecniche più sofisticate che possano rendere più chiare le immagini. E oggi i filmati saranno consegnati anche ai carabinieri della stazione locale che, per primi, avevano ricevuto le segnalazioni degli avvistamenti. «Ma a un primo impatto, direi che vi siano più probabilità che si tratti di un grosso cane» prosegue il primo cittadino che, in attesa di ulteriori conferme, ha «congelato» l’idea di adottare specifici provvedimenti. «La normativa non ci consente di prendere particolari iniziative e prima di qualsiasi azione, dobbiamo avere certezze assolute – commenta Melotti -. Quel che è certo è che i lupi ci sono e che, con l’arrivo dell’inverno, tenderanno ad avvicinarsi al paese per cercare il cibo». Lo confermerebbe l’ennesimo avvistamento degli ultimi giorni: ieri mattina alle 6.30 nuova chiamata ai carabinieri per segnalare la presenza di tre lupi nella zona di Zocchi, località sopra la Val Squaranto e popolata da animali selvatici.
Il comandante del Corpo Forestale dello Stato Isidoro Furlan, non conferma: «Non si possono smentire gli avvistamenti, perché i lupi sono presenti in zona. Ma di solito si muovono di notte, non al mattino ed è molto importante che non si faccia confusione tra lupo e cane». La paura, tra gli abitanti della Lessinia, è quella di un possibile attacco all’uomo. «A livello europeo una cosa del genere non accade da oltre 150 anni – prosegue il comandante -. E va ribadito che il lupo tende per natura a fuggire di fronte all’uomo. Ma l’etologia degli animali feroci è invalutabile e solo il Padre eterno potrebbe escludere al 100% tale ipotesi».
In attesa di una nuova riunione del tavolo tecnico organizzato dalla prefettura per studiare il da farsi, il sindaco di Verona Flavio Tosi continua la sua azione per tenere alta l’attenzione sul fenomeno. E proprio in questi giorni, il sindaco di Verona ha aderito al «Manifesto contro il lupo» redatto da 35 professori e luminari francesi per denunciare i danni all’ecosistema derivanti dalla presenza del grande carnivoro. «Dal 1994 sono state proposte misure di protezione ad allevatori e pastori – riporta il documento -. Sulle Alpi hanno acquistato più di duemila cani da protezione, i pastori per quanto possibile si sono abituati a portare ogni sera i loro greggi in recinti elettrificati e a rinforzare i sistemi di sorveglianza. Misure efficaci? C’è stata una tregua tra il 2006 e il 2009 ma dopo, da allora, nulla funziona più. Malgrado una protezione aumentata, le perdite di capi sono raddoppiate in quattro anni. Allevatori e pastori hanno modificato le loro pratiche, ma anche i lupi che ora attaccano di giorno e di notte. E si constata che la presenza umana non li dissuade più». E poi il punto che sta maggiormente a cuore al sindaco Tosi: «Sono state proposte varie tecniche di protezione, ma si è documentato che spaventano più le greggi che i loro predatori. La strategia europea di coesistenza delle attività di allevamento con questo grande predatore protetto è fallita, deve essere rimessa in questione».
Enrico Presazzi – Corriere di Verona – 5 novembre 2014