Il Consorzio di bonifica veronese ha licenziato in tronco due dei suoi dipendenti perché maltrattavano un loro compagno di lavoro. La decisione è stata presa dal consiglio d’amministrazione dell’ente, presieduto da Antonio Tomezzoli, con una delibera votata mercoledì 22 ottobre ma di cui si è avuta conoscenza solo in questi giorni.
Certo non si tratta di un fatto di poco conto, visto che decisioni simili sono decisamente rare. L’ente che cura la gestione delle acque e la difesa del suolo in due terzi della provincia scaligera, oltre che in territori vicini nel Mantovano e nel Rodigino, e che per svolgere questo compito si avvale dell’opera di circa 140 dipendenti fissi e di una cinquantina di stagionali, alla decisione di mandare a casa i due dipendenti è arrivato dopo un percorso di verifica durato alcuni mesi. È ancora al giugno scorso che risalgono le prime notizie arrivate ai vertici dell’ente su presunti maltrattamenti.
A quanto si sa – sui nomi sia degli autori che della vittima delle angherie il Consorzio oppone il massimo riserbo – i protagonisti di questa vicenda sarebbero due dipendenti con contratto a tempo indeterminato che svolgono, anzi svolgevano, lavori sul territorio e che si davano man forte nell’umiliare un lavoratore avventizio. Il quale, peraltro, avrebbe subito così tanto il peso di tale situazione da non riuscire a trovare il coraggio di parlarne con chi poteva aiutarlo. I fatti sarebbero emersi solo grazie alla segnalazione di altri lavoratori. L’ente, preso atto di quanto emerso, sul primo momento ha avviato una verifica interna per capire se davvero si fossero verificati fatti così gravi da dover richiedere l’avvio di procedure di natura formale. Visto che erano stati ottenuti sufficienti riscontri, si è quindi deciso di dare avvio alla procedura disciplinare obbligatoriamente prevista dal contratto nazionale dei dipendenti dei Consorzi di bonifica per situazioni di questo tipo. D’altronde il 20 giugno il direttore generale del Consorzio Roberto Bin ha anche inviato una lettera formale di contestazione disciplinare. Così è stata istituita una specifica commissione formata da tre persone: una nominata dal Consorzio, una dai due dipendenti oggetto della procedura disciplinare e la terza, che aveva anche il ruolo di presidente, designata dall’assessorato al Lavoro regionale. «Il Consorzio», spiega l’ente in una nota, «ha volutamente nominato una persona esterna alla propria struttura per garantire la massima imparzialità di valutazione: un legale esperto di diritto del lavoro». La Commissione, al termine dei lavori, ha messo a verbale che «può dirsi accertato che i due lavoratori hanno reiteratamente posto in essere nei confronti del collega, a partire da poco dopo il momento della sua prima assunzione, comportamenti oltraggiosi e offensivi». Pertanto ha ritenuto «legittima l’adozione del provvedimento disciplinare definitivamente espulsivo del licenziamento in tronco dei due dipendenti». È sulla base di tale parere, oltre che dei verbali relativi alle audizioni sia dei maltrattatori e sia del maltrattato che il Consiglio d’amministrazione ha adottato la delibera con cui ha deciso di licenziare senza appello i due dipendenti che avevano messo in atto le prevaricazioni. Ora si vedrà se contro tale decisione verrà proposto ricorso al giudice del lavoro, ma in ogni caso ciò che emerge chiaramente è che secondo i vertici del Consorzio e i membri della commissione sono state attuate vessazioni tali da arrivare a una scelta che più drastica non avrebbe potuto essere.
Luca Fiorin – L’Arena – 3 novembre 2014