25 banche europee su 130 non superano gli esami della Bce alla data del 31 dicembre 2013. Il numero scende a 13 se si considerano gli aumenti di capitale effettuati nel corso del 2014. Proprio su quest’ultimo aspetto della delicatissima partita bancaria entra in azione la Banca d’Italia che integra e di fatto «corregge» i risultati di Francoforte.
E dunque: sono 9 le banche italiane inizialmente bocciate dalla Bce, insieme a 3 greche, 3 cipriote, 2 slovene, 2 belghe e 1 ciascuna per Germania, Francia, Spagna, Portogallo, Irlanda e Austria. A un primo sguardo le italiane risultano tra le peggiori. Ma attenzione: gli istituti nazionali con “carenze” diventano 4 se si escludono quelli che hanno già rafforzato il patrimonio tra gennaio e settembre (le Popolari di Milano e Vicenza). Si riducono a 2 con le operazione patrimoniali definite nelle ultime settimane. Si tratta di Mps e Carige che dovranno rafforzarsi rispettivamente per 2,11 miliardi e 814 milioni: i loro vertici si sono subito riuniti. “Il sistema è solido”, conclude la Banca d’Italia. I risultati dell’esame sono “rassicuranti e non inattesi». La bocciatura delle banche italiane si riferisce solo al cosiddetto «scenario avverso»che per la Banca d’Italia è «altamente improbabile». In sostanza questi istituti non resisterebbero agli choc se il Pil scendesse nel prossimo triennio di altri 6,1 punti e qualora si riacutizzasse la crisi del debito sovrano. Nessun problema invece sull’altro parametro preso in esame, cioè l’Asset quality review condotta sui bilanci reali a fine 2013. Proprio sulla definizione dello “scenario avverso” c’è stata una difficile battaglia negoziale durata mesi. Il vicedirettore generale Fabio Panetta, che l’ha condotta in seno al suvervisory board della Bce, riconosce che a penalizzare il paese sono state «le sfavorevoli condizioni di partenza». Il direttore generale Salvatore Rossi spiega questo gap con una metafora ippica: «Se fosse una corsa di cavalli, sarebbe stato come partire con un handicap». E alla domanda se esisteva uno scenario peggiore in termini di Pil rispetto a quello già «molto doloroso» definito per l’Italia Panetta risponde: «Al peggio non c’è mai fine». In vista della riapertura dei mercati, a Bankitalia preme chiarire che per soddisfare il fabbisogno degli istituti “non servono soldi pubblici”; che le carenze riscontrate sono l’1,6% del capitale di migliore qualità del sistema e lo 0,2% del Pil; che «i risparmiatori possono stare tranquilli». Anche il Tesoro, con una nota, conferma che le esigenze italiane saranno coperte dal mercato. E lo stesso fa Danièle Nouy, Bce: «Non serve un intervento pubblico, il sistema è solido». Panetta «per un corretto confronto internazionale» ricorda i «cospicui interventi dei governi» Ue per le banche. E li elenca: 250 miliardi Germania, 60 Spagna, 50 Irlanda e Olanda, 40 Grecia, 19 Belgio e Austria, 18 Portogallo. In Italia 4 scarsi . Soddisfatta la Banca di Francia; la Bundesbank nota che solo la Muenchener Hyp ha fallito. Il vicepresidente della Bce Vitor Constancio assicura che, con i test, miglioreranno le condizioni di credito.
Repubblica – 27 ottobre 2014