Il Governo incassa la fiducia (316 sì, 198 no) sullo sblocca-Italia, un testo che ormai si può considerare definitivo dopo le 50 correzioni imposte dalla Ragioneria e recepite ieri mattina dalla commissione Bilancio. Saltano l’Iva al 4% sui lavori in casa e l’estensione della defiscalizzazione alle autostrade in esercizio, mentre torna l’esame del Cipe (oltre che della Ue) sulle modifichealle convenzioni e ai piani economici delle concessionarie autostradali.
Cancellato anch eil raddoppio da 50 a 100 milioni del fondo per le calamità naturali (Genova compresa). Il voto finale della Camera e la trasmissione del testo al Senato – che avrà tempo fino all’11 novembre per convertire – avverranno soltanto giovedì prossimo, dopo che la prima parte della settimana sarà dedicata – con un tempo insolitamente lungo – alla votazione degli ordini del giorno.
Il testo finale riconferma i capisaldi del decreto del governo, a partire dai 3,9 miliardi destinati alle opere infrastrutturali considerate cantierabili, maintroduce oltre 200 modifiche che sono il frutto di un lavoro estenuante di oltre tre settimane a pieno ritmo nella commissione Ambiente guidata da Ermete Realacci. Gli emendamenti presentati sono stati 2.200, quelli votati oltre 1.200 ed è pesato l’ostruzionismo duro dei Cinquestelle, mentre a confermare il percorsoaccidentato èanchel’appendice di ieri con un numero davvero straordinario di correzioni imposte dal Mef.
A fare un bilancio positivo è la relatrice del provvedimento, Chiara Braga (Pd). «Abbiamo fatto un buon lavoro – dice – perché abbiamo mantenuto il principio condiviso con il governo di sbloccare procedure e lavori per far ripartire l’Italia, maaltempo stesso abbiamoinserito alcune importanti modifiche migliorative. Fondamentale, in particolare, il rafforzamento della trasparenza e della concorrenza che otteniamo garantendo un più ampio accesso al mercato delle imprese, nella convinzione che l’Italia non si sblocca se non si garantisce alle imprese di accedere agli investimenti». La riduzione delle trattative private e delle derogheal codice degli appalti, così come il caso delle autostrade, vanno in questo senso.
Sul parere molto critico del Mef al testo della commissione, Braga evita qualunque polemica diretta, ma evidenzia che «sarebbe stato utile un maggiore coordinamento all’interno del governo e una maggiore partecipazione di tutti i cinque ministeri competenti al lavoro in commissione».
Nel merito, Braga esprime soddisfazione anzitutto per la riforma della governance locale nella gestione dei servizi idrici. «Contrariamente a quanto detto dai Cinquestelle – dice Braga – non abbiamo affatto tradito lo spirito del referendum, ma abbiamo creato le condizioni per una maggiore efficienza del servizio idrico, favorendo un contributo degli enti locali a un miglioramento delle gestioni e a un aumentodegli investimenti per cui rafforziamo anche le garanzie reali. Si superano le gestioni frammentate e si impone ovunque il gestore unico. Cancelliamo l’obbligo di vendita delle azioni dell’Acquedotto pugliese e acceleriamo il piano da 4 miliardi per la depurazione e per la difesa del suolo». Soddisfazione anche per aver aperto la strada a un uso più flessibile e intelligente del patto di stabilità interno (per esempio con i 300 milioni delle opere urgenti dei comuni e delle opere segnalate a Palazzo Chigi) «che ora dovrà trovare una revisione più organica nella legge di stabilità». Bene, infine, le semplificazioni edilizie. «Abbiamo dato una risposta – dice Braga – a un’esigenza molto avvertita e diffusa nel Paese, malo abbiamofatto privilegiando sempre il recupero dell’esistente, la riqualificazione delle città e le opportunità di nuovi investimenti per il settore dell’edilizia, senza che vi sia un solo punto del testo in cui si dia spazio a un maggiore consumo del suolo, all’abusivismo o a condoni mascherati». Quanto all’Iva al 4% per i lavori in casa già agevolati dai bonus fiscali, «la soluzione individuata per la copertura era sbagliata, ma è stato posto un tema nuovo, che non si può liquidare, di come usare anche la leva fiscale per rendere più conveniente il recupero dell’esistente rispetto alle nuove costruzioni». Il rammarico più grande aver dovuto tagliare, per il parere del Mef, i 50 milioni di risorse aggiuntive (ai 50 già previsti con il governo) per le calamità naturali.
Il Sole 24 Ore – 24 ottobre 2014