Castelli e quadri per pagare le tasse. La legge c’è, è vecchia di 32 anni ma non è stata quasi mai applicata, l’ultimo decreto risale al 30 marzo 2010. Da allora più niente. Perché invece non rilanciarla, ha pensato il ministro dei Beni culturali e del turismo Dario Franceschini? Ed ecco che rivive, con la costituzione di una nuova commissione, la norma che consente di pagare le tasse con le opere d’arte.
Chi possiede un quadro di valore, ma anche sculture, castelli, siti archeologici, libri antichi, ville, potrà cederli allo Stato, previa valutazione della commissione, e mettersi in regola con il Fisco.
«In questo modo — ha commentato Franceschini dopo avr firmato il decreto di nomina dei componenti — lo Stato adempie a un duplice obiettivo. Da un lato, in un momento di crisi, consente ai cittadini di assolvere ai propri obblighi fiscali tramite la cessione di opere d’arte, dall’altro torna ad acquisire patrimonio storico e artistico. La legge non è mai stata attuata con convinzione — ha continuato — e questa commissione non era stata rinnovata e non si riunisce dal 2010, nonostante l’esperienza di altri Paesi europei, Inghilterra prima fra tutti, ne dimostri le grandi potenzialità».
Non occorre possedere un Van Gogh o un Matisse, ovviamente, sono moltissime le opere d’arte anche contemporanea che possono interessare lo Stato e che hanno un valore. La legge permette il pagamento delle tasse attraverso la cessione di opere d’arte in tutto o in parte, si tratta delle imposte sul reddito delle persone fisiche, dell’imposta sul reddito delle persone giuridiche e delle imposte di successione. Franceschini vorrebbe rendere questa pratica non solo di nuovo fattiva ma anche più frequente. Basti pensare che nel 2010 quando si riunì la commissione per l’ultima volta erano stati proposti quadri, statue in bronzo, una collezione archeologica e una villa a Sanremo ma lo Stato accettò soltanto una tela di Alberto Burri, valutata 100 mila euro e adesso esposta alla Galleria nazionale dell’Umbria. Da oggi le cose potrebbero cambiare. Bisogna aspettare i tempi della registrazione alla Corte dei Conti, trenta giorni, poi la commissione potrà riunirsi, probabilmente già prima di Natale.
Mariolina Iossa – Il Corriere della Sera – 13 ottobre 2014