«Assolta» la puntata-scandalo con cui Report aveva acceso in prima serata i riflettori di Rai3 su Verona. Non ci sarà alcun processo perché lo scopo di quell’inchiesta che tanto ha già fatto e farà ancora parlare di sé, «non era diffamare il sindaco Flavio Tosi» bensì «cercare riscontri sicuri a informazioni di interesse pubblico» in quanto connesse «all’agire politico del sindaco di Verona».
Ragion per cui il gip di Padova Margherita Brunello, con quattro pagine di ordinanza, ha decretato per l’inviato Rai Sigfrido Ranucci (avvocato Luca Tirapelle) l’archiviazione delle accuse di tentata diffamazione contro Tosi e l’ex assessore Marco Giorlo che lo avevano denunciato per il servizio che aveva girato in città per il programma di Milena Gabanelli. «Non ci sono fondati elementi per sostenere in giudizio l’accusa per diffamazione posto che – ha motivato nero su bianco il gip padovano – tutto depone nel senso che le conversazioni siano avvenute nell’ambito di un’attività d’inchiesta, di verifica, di preparazione del pezzo televisivo». Secondo il giudice, Ranucci era dunque impegnato nell’«esercizio del diritto di cronaca e critica» mentre cercava di verificare «sul campo» una serie di informazioni tanto dettagliate, quanto anonime, giunte a Report. Non solo, perché «le conversazioni non appaiono sorrette dal dolo», entra nel dettaglio il magistrato che prosegue: «Nella parte in cui la difesa di Tosi afferma che non riveste alcun interesse la conoscenza di eventuali abitudini sessuali di un politico, la prospettazione appare incompleta perché omette di considerare che Ranucci stava approfondendo un aspetto diverso, in particolare l’esistenza o meno di immagini con un contenuto tale da consentire a chi ne fosse in possesso di esercitare un potere ricattatorio nei confronti del sindaco di un’importante città». E ancora: «L’aver chiesto a voce ai vari Borsato, Giacobbo o Sicchiero se ra vero un determinato fatto di interesse generale non può integrare diffamazione perché tale conclusione porterebbe a dover escludere la possibilità di individuare, attingere, verificare le fonti».
Motivo per cui, a parere del magistrato, «il fatto che Ranucci abbia detto “l’obiettivo è Flavio” va letto nel senso che il cronista ha chiarito subito ai suoi interlocutori che non era in corso una conversazione generica, ma che il contatto era evidentemente finalizzato a costruire un pezzo sul sindaco Tosi, rispetto al quale erano pervenute informazioni con un contenuto preciso… La frase non è di per sé denigratoria…. Infatti Ranucci precisa che l’obiettivo della trasmissione che vuole mandare in onda “è il sistema che ha messo in piedi lui”». Parola del giudice.
Laura Tedesco – Il Corriere del Veneto – 9 ottobre 2014