Non sono stati soltanto i tagli a rovinare la sanità italiana e a far fallire il federalismo, ma una pessima governance. La ministra della Salute Beatrice Lorenzin riconosce che «la sanità non la possono fare i ragionieri» ma non risparmia attacchi alla politica e a quei governatori che ora tuonano contro le forbici sulla spesa. «Il primo problema delle Regioni italiane – dice durante un dibattito – è la governance: cattivi manager, cattivi direttori generali, cattivi direttori sanitari, cattivi primari, cattivi assessori alla Salute».
Spending review, Lorenzin: “Per ora nessun taglio da tre miliardi”
Il ministro sottolinea che le è stato chiesto di ridurre del 3% le spese del suo dicastero e che a quel piano si sta lavorando. E confida nei risparmi che il Patto per la salute porterà già l’anno prossimo: “Possibile recuperare 900 milioni da lotta agli sprechi”. Renzi su Twitter: “Prima di fare proclami le Regioni inizino a spendere bene i soldi”
Nel 2015 possibili 900 milioni di risparmi
Lorenzin non si sottrae alla richiesta dei tagli alla spesa arrivata dal premier Matteo Renzi. «Credo che potremmo già recuperare almeno 900 milioni di euro di risparmi nel prossimo anno», afferma. A condizione che il Patto sia implementato «in modo serio», a partire dal debutto delle centrali uniche di acquisto che porteranno «un recupero di risorse molto importante». In tutto, «Il Patto della salute porterà 10 miliardi di euro di risparmi che saranno investiti nel sistema sanitario garantendone la sostenibilità».
In autunno riforma della ricerca scientifica
La sfida su tutti i fronti, per Lorenzin, è il recupero dell’efficienza. Una sfida raccolta con quel Patto per la salute che dovrebbe ribaltare le sorti della sanità pubblica, «asset nazionale che come tale va trattato». Ma non solo. La ministra ha annunciato che in autunno il dicastero presenterà «una legge di riforma della ricerca scientifica e biomedica anche con l’obiettivo di attrarre capitali», messa a punto con «un gruppo di lavoro con i più importanti ricercatori italiani e che lavorano all’estero». In pista c’è anche l’ipotesi di un nuovo ruolo per l’Agenzia italiana del farmaco. Obiettivo: farne «una grande agenzia regolatrice che riesce anche a creare mercato».
Il Sole 24 Ore – 13 settembre 2014