Una videoinchiesta mostra le crudeltà che avvengono all’interno di circa 50 allevamenti di bufale del casertano e del salernitano. È un racconto scioccante quello condotto da Four Paws International e diffuso in Italia dallaLega antivivisezione.
L’indagine, che ha riguardato circa 50 allevamenti di bufale del casertano e del salernitano, è durata due anni e si è conclusa ad agosto di quest’anno. Vengono portati alla luce la fine dei bufalini, considerati inutili nel meccanismo della produzione della mozzarella di bufala.
I vitelli, come si vede nel video, sono colpiti con pesanti mazze, caricati a calci nella pala di un trattore, lasciati morire di fame e annegati nel fango e nei liquami. Questo è il risultato dell’inchiesta portata avanti da Four Paws International. Si stima, inoltre, che ogni anno vengano uccisi, senza che ce ne fosse bisogno, circa 70mila vitelli, sia perché inutili nella produzione delle mozzarelle sia perché la carne è di scarso interesse economico. Solo una piccola parte dei vitelli all’interno degli allevamenti viene lasciata vivere, quasi esclusivamente a scopo riproduttivo. I pochi che rimangono in vita, comunque, non ricevono un trattamento dignitoso. La maggior parte degli allevamenti risultano sovraffollati e senza accesso alle aree verdi. Inoltre alcuni animali presentano delle piaghe aperte, dei problemi di deambulazione dovuti all’eccessiva crescita di zoccoli e sono costretti a vivere su uno strato molto spesso dei propri escrementi.
Inoltre, come se non bastasse, l’acqua che possono bere non è sempre accessibile ed è quasi sempre sporca. I vitelli che muoiono vengono lasciati all’interno degli allevamenti, con il risultato che gli altri animali devono convivere con il cadavere dell’animale. Secondo l’inchiesta può trascorrere anche una settimana prima della rimozione dei corpi.
La Lav, con questa inchiesta, chiede un maggiore controllo all’interno degli allevamenti e nei caseifici che producono mozzarella di bufala, al fine di evitare la crudeltà gratuita che devono sopportare questi animali e un sistema di “usa e getta” che sembra essere consolidato.
Il Giornale – 6 settembre 2014