Fabio Poletti. La doccia gelata sulla testa dei dipendenti pubblici a contratto bloccato dà i brividi pure al sindacato. Il segretario della Uil Luigi Angeletti lo dice senza troppi giri di parole al ministro Marianna Madia che incrocia sotto la tenda della festa dell’Unità: «Il problema del governo non sono i sindacati. Sono i lavoratori. Sono loro ad essere colpiti. Sono loro che reagiranno». Fischia il vento dello sciopero.
Ma i primi ad annunciare che scenderanno in piazza entro la fine del mese sono i poliziotti per una manifestazione che non si era mai vista. Il ministro Madia incassa la notizia in diretta e a chi le chiede se non sia il caso di avere un occhio di riguardo non dice né sì ne no: «Ci sarà un’attenzione massima alla polizia ma non dico mai cose di cui non ho certezza. Ai sindacati chiedo idee per andare avanti. La nostra scommessa è tirare fuori l’Italia dalla crisi».
Come farlo davvero lo sa con certezza nessuno. I sindacati temono che i lavoratori siano quelli destinati a pagare sempre prima di tutti. Luigi Angeletti rimprovera il governo sulle cose non fatte: «Se si va avanti così non ci saranno soldi nemmeno gli anni prossimi. Ci sarà sempre qualcosa di più importante da fare che prenderà risorse. Noi vogliamo che il governo faccia quello che dice. Si spendono ancora troppi soldi per la casta… La pubblica amministrazione costa troppo, abbiamo 34mila stazioni appaltanti… Perché si sono rinviate queste cose e invece si è intervenuto subito col blocco degli stipendi per i dipendenti pubblici?».
Alla fine un dialogo tra sordi. Il ministro del governo del fare accusata di fare poco. Marianna Madia non ci sta e rilancia quello che sembra lo scudo spaziale davanti ad ogni critica: «Alla faccia delle accuse di annuncite… Il governo fa le cose ma non alimenta aspettative. Abbiamo dato 80 euro a tutti, anche ai dipendenti della pubblica amministrazione. Nessuno prima di noi, nemmeno quando la crisi non c’era. È una cosa che confermiamo pure per il 2015». Dalla platea mica oceanica arriva qualche mugugno. Un po’ più forte quando il ministro Madia guarda ai trend economici se non dovessero cambiare: «Il governo non ha messo un euro di tassa in più. Non toccheremo né sanità né pensioni. Ma dobbiamo uscire dalla crisi». A chiederle se il blocco degli scatti per i dipendenti pubblici possa andare oltre al 2015 non la coglie di sorpresa: «È un momento eccezionale, servono misure eccezionali. Se la crescita riparte torniamo alla normalità. Lo so che non è giusto ma quante ingiustizie porta questa crisi». L’agenda di governo è zeppa: dalla riforma del lavoro ai 150mila insegnanti da far entrare in ruolo allo snellimento della pubblica amministrazione.
Quella del ministro Madia è più che una promessa: «Il governo guarda all’Italia nel suo complesso. Riusciremo a tirare fuori l’Italia dalla crisi». Qualche speranzoso applauso, alla fine gioca pure in casa, si sente. Ma il più contento è il volontario che sta ai fornelli del ristorante «I castelli», nella piazza di questo festone dell’Unità, che dopo aver baciato tre giorni fa sotto il tendone il ministro Maria Elena Boschi, accresce il suo personale palmares con un doppio kiss sulle guance pure a Marianna Madia. Contento quasi quanto Fabrizio Roncone, il giornalista del Corriere che modera il dibattito tra il ministro e il segretario della Uil, che alla fine chiede perfido a Marianna Madia di quell’improbabile ice bucket challenge fatto dal ministro, pure lei a sostegno della lotta alla Sla, che tanta ironia ha scatenato sul web per la sua esagerata rigidità. Marianna Madia ammette che le intenzioni erano serie per una causa importante «ma alla fine non tutte le ciambelle vengono col buco».
La Stampa – 5 settembre 2014