Una riduzione di 2mila partecipate già nel 2015. A cominciare da una fetta delle “scatole vuote”, ovvero quelle con meno di 6 dipendenti (in tutto 3mila), da una parte delle aziende che svolgono attività al di fuori di “mission istituzionali” (uova, prosciutti e via dicendo).
E da quelle con micropartecipazioni pubbliche (sono 1.400 le aziende in cui la presenza statale o di un ente locale è inferiore al 5%) o con un fatturato inferiore ai 100mila euro» (1.300). Con questa prima potatura potrebbe essere realizzato un risparmio di 500 milioni e«forse anche qualcosa di più». Per il commissario alla spending, Carlo Cottarelli, è l’obiettivo che «ragionevolmente» può essere centrato il prossimo anno con il via immediato all’operazione partecipate.
Un’operazione che, sulla base del piano presentato da Cottarelli a inizio agosto (con 33 proposte d’intervento), prevede di scendere in 3-4 anni dalle attuali 8-10mila aziende a partecipazione locale e regionale a non più di mille società per un risparmio a regime di 2-3 miliardi. Il piano scatterà in toto con la prossima legge di stabilità dopo la rinuncia del Governo al varo di un primo pacchetto con lo “Sblocca Italia”. «Sono convinto che sia meglio intervenire con un provvedimento complessivo», ha detto Cottarelli in un briefing con la stampa ribadendo che le scelte definitive spettano al Governo («il commissario deve solo formulare proposte»).
Proprio la “stabilità” da varare a metà ottobre è al centro delle riunioni tecniche al ministero dell’Economia. In attesa di conoscere quali saranno i nuovi margini di flessibilità utilizzabili sulla base delle scelte in via di definizione in sede europea, al ministero dell’Economia si continua a lavorare a un intervento complessivo da 20-22 miliardi di cui almeno 12-13 dovrebbero arrivare dalla fase 2 della spending (in aggiunta ai 3 miliardi di tagli già attivati dal decreto Irpef) soprattutto per stabilizzare il bonus da 80 euro.
La revisione della spesa resta una via obbligata. E il menù è stato già abbozzato per grandi linee: acquisti di beni e servizi, immobili, sedi regionali e sedi periferiche delle amministrazioni centrali, digitalizzazione Pa, sanità (senza intaccare il Patto per la salute) e partecipate. Su quest’ultimo fronte per Cottarelli un intervento non è più rinviabile. Anche perché in Francia le municipalizzate sono appena mille contro le 8-10mila del nostro Paese. Ma intervenire sulle municipalizzate senza che prima sia diventata operativa la revisione del titolo V della Costituzione non sarà facile. Cottarelli afferma che l’operazione con i Comuni si presenta relativamente semplice mentre quella con le Regioni «è più delicata, ma è possibile raggiungere un accordo» con il Governatori. In ogni caso nei confronti delle amministrazioni che non attueranno i tagli scatteranno sanzioni sulla base del piano di controlli previsto dalla prossima “stabilità”.
Già a metà settembre dovrebbero arrivare nuovi indici “occupati-fatturato” per misurare le performance delle partecipate. Cottarelli conferma di fatto che uno dei nodi da sciogliere è quello del personale. E conferma anche che considera prioritario il ricorso ai costi standard e favorire l’aggregazione delle grandi aziende dei servizi pubblici, escluso il settore del trasporto pubblico locale. Che presenta «varie criticità» (con perdite di oltre 300 milioni, circa la metà relative all’Atac di Roma), come la «disparità fra le tariffe degli abbonamenti in Italia e all’estero», anche per questo da ritoccare «ma evitando aumenti eccessivi». Intanto Consip incorpora ufficialmente la Sicot, società del Mef che si occupa della valorizzazione delle partecipazioni del ministero.
Il Sole 24 Ore – 2 settembre 2014