«Spero che Renzi sia il driver di un riformismo che un sindacato come quello che rappresento aspetta da tempo. So che un piano di riforme serio potrà comportare nuovi sacrifici e scelte dolorose per noi ma accetto la discussione.
In tutto il sindacato ci vuole una scossa forte per garantire una svolta importante al Paese ma le forze riformiste della politica devono aprire la strada a un lavoro comune con le parti sociali che hanno un ruolo fondamentale. Senza scontri più o meno ovattati. Aspetto da Renzi questa ventata di cambiamento: sfidi il sindacato. La condizione che chiedo è di avere di fronte un premier che in modo trasparente metta sul tavolo tutte le priorità, tagli e riforme». Raffaele Bonanni, leader della Cisl, non si tira indietro purché la classe politica «faccia la sua parte perché finora non si è toccata la sostanza che non è certo la riforma del Senato». Qual è la sostanza? Che fine ha fatto il piano Cottarelli? Perché si rinvia la discussione sulle partecipate pubbliche? Tutti sanno che non servono a nulla, sono solo il riciclo dei politici trombati e assorbono spesa pubblica. Ma non vedo dibattito su questo, piuttosto, quella stessa classe politica butta la palla sul campo delle pensioni o dell’articolo 18.
Lei dice “non toccate le pensioni” e invece non sarebbe equo toccare quelle maturate con il retributivo e non con i contributi versati? Ha senso questa sperequazione?
Se l’obiezione è che dobbiamo tassarle per favorire i giovani, allora rendano obbligatoria la previdenza integrativa. Se il Governo non ha paura delle assicurazioni e delle banche allora faccia questo passo, solo così crederò che la vera ragione è favorire i giovani.
Può negare che il sindacato è stato corresponsabile della spesa pubblica inefficiente?
Non mi nascondo ma voglio che sul tavolo vengano messi tutti i problemi, tutti i capitoli di spesa e chi campa veramente sulla spesa inefficiente. Perché nessuno racconta di comele tasse a livello locale spesso sono portate al massimo e nessuno ne dà conto ai cittadini? Diciamolo che dietro quelle tasse c’è anche il costo di società partecipate create ad hoc per politici-parassiti. Parliamo di quanta corruzione c’è nei livelli regionali e locali di spesa dove i partiti ormai agiscono come comitati elettorali. Da parte mia dico che il contratto del pubblico impiego è bloccato da 8 anni, il turn over da 15 e che la riforma Fornero è stata la più dura in Europa. Cosa mette sul tavolo la classe politica? Renzi guardi in faccia questa realtà e agisca.
Ha citato Cottarelli, accetterà una discussione sui tagli?
Guardi, so che la situazione del Paese è drammatica e so che questa condizione è pericolosa per più fasce sociali. E so anche che sarò di fronte a decisioni difficili ma le prenderò solo davanti a un premier che apra la discussione in modo trasparente. Non considero una condizione accettabile che si parli a spizzichi e bocconi e in modo ambiguo, tra dichiarazioni e smentite, di temi delicati come l’articolo 18 o le pensioni.
Ma il no sindacale ha già provocato la marcia indietro di Poletti sull’articolo 18.
Il ministro parla di contratto di inserimento a tutele progressive e questo vuol dire che l’articolo 18 non c’è. Non mi straccio le vesti. Ma l’accetto a una sola condizione: che si aboliscano tutte le false partite Iva che sfruttano i giovani. Se il contratto unico è davvero unico e cancella i “giovani-paria”, accetto la discussione.
Renzi al Financial Times ha aperto le porte agli investitori che non vengono anche per colpa di un sindacato rigido.
Il sindacato che io rappresento non si è mai posto in questo modo e lo dimostra non solo la vicenda Fiat. Noi vogliamo attrarre investimenti con condizioni contrattuali da start up, con salari legati alla produttività e alla contrattazione aziendale. C’è però tutta una parte politica e una parte del sindacato che ha rifiutato passi avanti e ragiona ancora in una logica meramente redistributiva senza porsi il problema della fonte della distribuzione. È il momento di porsi questo problema orientando il lavoro su quantità e qualità della produzione.
Renzi non fa distinzioni e vi rifiuta in blocco, perché?
Ha preferito chiudere la porta in faccia a tutta la rappresentanza per perseguire la sua lotta sorda contro la Cgil. Io invece lo incoraggio a una posizione riformista, ci deve sfidare. Ma non lo fa. Allora mi chiedo se ha davvero un progetto o se invece non ha ancora maturato una visione e scarica la colpa sui sindacati. Se non è così, ci metta nelle condizioni di dire dei sì e dei no. E vediamo chi blocca le riforme.
Lei chiede di spaccare il sindacato, la Cgil?
Non ricorro a immagini che sono ormai vecchie. La realtà è fatta di dialettica. Quello che chiedo a Renzi è di non rifiutare il confronto solo perché non vuole la Cgil. Se pensa di poter fare tutto da solo, senza organizzazioni che possono gestire le opinioni a livello territoriale, auguri.
IlSole 24 Ore – 20 agosto 2014