Non bastava l’eccesso di produzione a deprimere i prezzi. Dopo le piogge torrenziali delle ultime settimane, tra i coltivatori di grano europei adesso cresce l’allarme per la qualità, che abbassa ulteriormente il valore del raccolto. Le quotazioni del frumento da macina, utilizzato nella panificazione, sono ai minimi da quattro anni all’Euronext di Parigi – ieri sono scivolate fino a 167 euro per tonnellata – e ormai si avvicinano pericolosamente ai valori del grano da mangimi.
In quella che sembrava destinata ad essere una stagione da record per l’export europeo (si veda Il Sole 24 Ore del 21 giugno) anche la domanda sta mostrando la corda. Il maggiore esportatore, la Francia, rischia di non avere livelli qualitativi adeguati agli standard del suo maggiore cliente, l’Algeria, avverte un rapporto di Adm Germany, l’ex Toepfer International. E la concorrenza è spietata, perché i raccolti – non solo di grano, ma anche di mais – sono da primato in tutte le maggiori aree produttive del mondo, a cominciare dagli Stati Uniti per finire ai Paesi del Mar Nero, i nostri concorrenti numero uno.
Persino l’Ucraina e la Russia – che hanno goduto di raccolti non solo generosi, ma anche sani – stanno vendendo a pieno ritmo. Kiev non ha finora avuto difficoltà nelle spedizioni, perché i combattimenti non hanno raggiunto i maggiori porti cerealicoli del Paese. Mentre le ultime sanzioni contro Mosca non hanno ristretto l’accesso ai crediti di breve termine, necessari per l’export. Secondo alcuni analisti l’irrigidimento delle misure potrebbe anzi persino favorire le esportazioni russe, convincendo qualche cliente ad anticipare gli ordini nel timore di un’ulteriore escalation.
Martedì anche al Chicago Board of Trade (Cbot) il grano era sceso ai minimi da luglio 2010, a 518,5 cents per bushel, main seguito è rimbalzato grazie alla forte ripresa dell’export registrata dal dipartimento dell’Agricoltura: oltre 800mila tonnellate nella settimana al 24 luglio, l’81% in più rispetto alla precedente, un risultato raggiunto anche grazie alle difficoltà europee.
Ad accentuare la concorrenza tra i produttori c’è in ogni caso l’enorme abbondanza di cereali: non a caso anche il mais scambia a prezzi che non si vedevano da quattro anni (al Cbot ieri è scivolato fino a 353 USc/bu). Le stime appena aggiornate dall’International Grain Council (Igc) indicano che le scorte globali di cereali saliranno ai massimi da 15 anni alla fine della campagna 2014-15. Merito di due stagioni consecutive da primato: quest’anno la produzione di grano tenero è attesa di 702 milioni di tonnellate, quella di mais a 969 milioni. Solo nel 2013-14 era andata meglio, con 710 e 974 milioni di tonnellate rispettivamente. lor si aspetta una media di 105 $ (100 $ per il secondo semestre, a fronte degli attuali 95,6 $).
Nessuna nube all’orizzonte invece sul fronte siderurgia. Anzi. «Gli indicatori – ha assicurato il ceo Lakshmi Mittal – continuano a essere positivi sia in Europa che negli Stati Uniti, che insieme contano per due terzi delle nostre spedizioni, e abbiamo alzato le previsioni sulla domanda di acciaio per entrambi». Negli Usa il gruppo ora la vede crescere addirittura del 6%, contro il precedente +3,5-4,5%, mentre per l’Europa la previsione è salita da +2-3% a +4%.
Il Sole 24 Ore – 2 agosto 2014