Lo Zangrillo furioso twitta di primo pomeriggio: «Berlusconi non ha messo nessuno. Onorato di essere stato cacciato. Il tempo è galantuomo». È l’ultimo atto (almeno per adesso) della faida politico-sanitaria tra il medico di fiducia dell’ex premier Silvio Berlusconi, Alberto Zangrillo, e il ministro alla Salute, Beatrice Lorenzin (Ncd). Lui l’ha insultata per mesi, lei non l’ha confermato due giorni fa tra i trenta esperti del Consiglio superiore della sanità, una carica prestigiosa quanto di fiducia.
La miccia della polemica è stata accesa da un (altro) tweet, stavolta di Gianfranco Rotondi (Forza Italia): «La Lorenzin finge una rivoluzione del Consiglio superiore di sanità x cacciare i due primari del San Raffaele messi da @berlusconi2014». Fuoco amico, per Zangrillo, che ripete a ogni occasione di essersi fatto da solo, lui 56 enne figlio di un bancario e di una casalinga, arrivato a essere primario del San Raffaele e prorettore dell’ateneo Vita Salute (collegato all’ospedale che fu di don Luigi Verzé). Di qui l’immediata risposta che ribadisce linea e pensiero: «L’incarico me lo sono guadagnato con il mio lavoro, Berlusconi non c’entra nulla». Poco importa. I dissapori con Lorenzin vengono da lontano e non sono solo una questione di antipatia reciproca (come giura chi li conosce). Il conflitto s’intreccia alla storia recente del Popolo della Libertà (Pdl) e alla sua scissione in Forza Italia e Ncd.
È il 10 settembre 2013 quando Lorenzin sceglie Zangrillo per il Consiglio superiore di sanità, allora il Pdl esisteva ancora e lei assicurava: «Ho nominato i componenti del nuovo Consiglio superiore di sanità basandomi su requisiti di altissima professionalità e sulle competenze maturate nelle diverse discipline di interesse per la sanità pubblica italiana». Zangrillo diventa presidente della seconda sezione, dedicata all’accreditamento degli ospedali. I due si vedono un paio di volte, in occasioni formali. Da novembre, poi, più nulla. È il mese in cui il Pdl si spacca e Zangrillo s’infuria contro quelli che lui va in giro a definire come traditori. Da Angelino Alfano in giù.
È in questo contesto che vanno inseriti i primi screzi tra i due, che ben presto si trasformano in tweet di fuoco. «La Sanità sarebbe il tuo mondo? — cinguetta Zangrillo —. Studia, presentati agli esami, discuti una tesi, non parlare in romanesco e soprattutto: lavora!». E continua: «Lorenzin, abbi il coraggio di espellermi dal Consiglio superiore di sanità. Starci insieme a te mi fa schifo». Nessuna pietà, il medico di Berlusconi attacca il ministro alla Salute anche sui suoi (mancati) studi: «È più difficile fare il medico che il ministro della Sanità, il ministro non ha neanche bisogno di fare l’università», scandisce in un’intervista a Nicora Porro durante la trasmissione Virus .
E se in questi giorni Forza Italia e Ncd stanno facendo le prove di una riappacificazione, così non è tra i due. I componenti del Consiglio superiore della sanità passano da 40 a 30 (in nome della spending review), la presenza femminile passa da 3 a 14 e Zangrillo non viene rinominato. Stesso destino anche per un altro medico del San Raffaele, il ginecologo Massimo Candiani. Raggiunto al telefono dal Corriere , Zangrillo la butta sulla presa in giro: «Le confesso che ringrazio il signor ministro di avermi sollevato da un incarico per il quale sono e mi sento del tutto inadeguato. In più ho paura dell’aereo». Alla fine, però, si fa serio: «Questo mi consentirà di tornare a dedicarmi a tempo pieno alle cose che mi piacciono di più: la clinica e la ricerca». Sugli attriti con il ministro per via di Berlusconi, neppure una parola. Ma alla Zanzara di Radio 24, poco tempo fa aveva detto: «Fare il medico di Berlusconi è un grosso onere, ma anche un danno professionale». E chissà se adesso, sotto sotto, tra i contraccolpi Zangrillo metterà anche il suo siluramento al Consiglio superiore di sanità.
Simona Ravizza – Corriere della Sera – 27 luglio 2014