È stata rapida la commissione tecnica nominata dal sindaco Massimo Bitonci a redigere il progetto di ricostruzione dell’attuale ospedale (progetto che va contro l’idea, sostenuta da Ateneo e Regione, di realizzare invece un nuovo polo a Padova Ovest). Solo due settimane per definire il piano da portare lunedì al tavolo del governatore Luca Zaia, che deciderà una volta per tutte come risolvere il nodo sanità nella città del Santo (appuntamento alle 9.30 a Palazzo Balbi, ci saranno anche il rettore del Bo Giuseppe Zaccaria, il segretario regionale alla Sanità Domenico Mantoan e il direttore generale dell’Azienda ospedaliera Claudio Dario).
D’altronde l’idea è stata quella di ripescare quasi in toto il vecchio piano dell’ex dg Adriano Cestrone (non a caso ingaggiato dal sindaco nel pool di tecnici, con l’ex preside di Medicina Giorgio Palù: cosa che ha fatto imbestialire Bo e Regione, visto che i due erano anche nella vecchia commissione per il nuovo ospedale): si partirà con la demolizione della parte Est del Giustinianeo, quella delle cliniche Pediatrica, Neurologica, Ortopedica, Ostetrica, per poi passare alla trasformazione del Monoblocco in un grande silos per le auto. «Sarà un piano in due stralci — ha annunciato ieri Bitonci, concludendo i lavori della commissione —, costerà 100-150 milioni in meno rispetto al nuovo ospedale di Padova Ovest».
Il piano
Si inizierà dunque con lo spostamento dell’obitorio vicino al cimitero Maggiore di Chiesanuova (a fianco della sala del commiato di recente realizzazione), dopodiché si procederà con un sistema modulare, che prevede da una parte l’abbattimento progressivo di tutto le cliniche, partendo dall’area materno-infantile (da concentrare in un unico modulo) e dall’altra la contestuale e graduale realizzazione di cinque blocchi collegati lungo via San Massimo, andando dall’attuale obitorio fino all’Ortopedia. Se ce ne sarà bisogno, altri due edifici potranno essere edificati nell’area della Clinica ostetrica. Il tutto con finanziamenti da chiedere un po’ alla volta alla Regione (si comincia con 300 milioni) e spostando nel resto della cittadella sanitaria esistente i pazienti del reparto man mano sotto ricostruzione. Le mura saranno liberate (e «stombinati» due canali), il bastione della Neurochirurgia eliminato e verrà riaperto l’Alicorno. Quanto alla parte Ovest, rimarranno il glorioso Giustinianeo, primo nucleo dell’Azienda ospedaliera, il Policlinico e il Centro Gallucci di Cardiochirurgia. Il Monoblocco e tutto il resto, una volta completata l’opera nella zona Est, saranno abbattuti per farcene un grande parcheggio. Il Pronto soccorso invece si sposterà nell’ala Est. Previsti infine la revisione della viabilità, un sottopasso pedonale su via Giustiniani, la fermata del tram e il potenziamento dei parcheggi, così da rendere l’ospedale autosufficiente. Quanto al campus chiesto dall’Università, si realizzerà collegando laboratori e aule didattiche già presenti nell’area.
L’Ordine dei medici
Il progetto è stato presentato ieri anche all’Ordine dei medici, che pur avendo sempre chiesto un polo nuovo di zecca, ne è rimasto soddisfatto. «Sono stato colpito molto favorevolmente — conferma il presidente Maurizio Benato — è un’idea di sanità vicina ai cittadini e agli operatori e implica investimenti di gran lunga inferiori rispetto a quelli finora prospettati. E poi l’attenzione che Bitonci ci ha riservato ha un grande significato. Non dico che questo sia il miglior progetto realizzabile, ma è coerente con il tessuto cittadino e inoltre in Veneto sono stati realizzati altri ospedali senza mai coinvolgere la componente medica».
L’Università
Contrarissima all’idea di «rifare» il vecchio ospedale resta invece l’università. Con il rettore Giuseppe Zaccaria e i primari della Scuola di Medicina in testa (in settimana per altro ci sono stati vari incontri tra ateneo e Regione, per rinsaldare il fronte del nuovo ospedale). «Per avere un’idea di quello che significa aprire un cantiere in centro città e con i malati dentro, consiglio a tutti di venire a vedere come è messo adesso il Policlinico con i lavori di restauro in corso — dice il professor Angelo Gatta, direttore del Dipartimento di Medicina —. Vedrete i giri che devono fare i malati, la viabilità in tilt nonostante la segnaletica, i disagi. Figuriamoci rifare un intero ospedale». E sulla stessa linea è anche il presidente della Scuola medica Santo Davide Ferrara: «Padova ha bisogno di un nuovo polo». Lunedì si vedrà.
Michela Nicolussi Moro e Davide D’Attino – Corriere del Veneto – 26 luglio 2014