Meno di sei ore hanno separato la caduta del sindaco di Rovigo, Bruno Piva, silurato alle 9.49 del 15 luglio con la «complicità» di alcuni componenti della sua stessa maggioranza, dalla nomina del commissario prefettizio, Claudio Ventrice, ufficializzata attorno alle 15.30. Un lasso di tempo molto breve, ma sufficiente perché i dirigenti del Comune decidessero di sbloccare sedici posizioni organizzative per un valore di circa 70 mila euro, con un autentico blitz che ha dribblato sia la volontà politica della Giunta appena decaduta che aveva optato per un congelamento, sia anticipato il vaglio del commissario Ventrice.
In soldoni, significa che le figure apicali di Palazzo Nodari, riunite nel comitato di direzione sotto il coordinamento del segretario generale Michela Targa, attraverso una determina hanno individuato tra i dipendenti 16 figure che si ritiene rivestano incarichi di particolare responsabilità o, ancora, siano portatrici di competenze specifiche che comportano la liquidazione di un’integrazione di reddito importante, compresa tra i 5.195 e i 12.500 euro lordi annui. Un atto tecnicamente previsto e consentito, ma di cui sfugge la necessità della forzatura che ha portato a una levata di scudi unanime, con la contestazione di una scelta che non pare brillare per trasparenza.
Di certo, il segretario generale Targa non pare intenzionato a fornire elementi di riflessione. A botta calda, nei minuti cioè in cui in Prefettura veniva presentato il commissario Ventrice, la dottoressa sottolineava: «Non mi pare sia il caso di parlarne». Posizioni rimarcate anche ieri mattina quando, a polemica esplosa, raggiunta nel suo ufficio in municipio, ha ribadito: «Non ho niente da dire e non parlo. Decideremo su quali canali eventualmente fare comunicazioni».
Un atteggiamento che avrebbe irritato non solo i sindacati, arrabbiati per il mancato coinvolgimento in una scelta che – dicono – va ad assegnare a poche persone il 70 per cento dei fondi destinati a incentivare quasi 300 dipendenti, e gli amministratori appena decaduti, sia di maggioranza che di opposizione.
Il prefetto Francesco Provolo non nasconde il proprio disappunto. «Non una bella cosa» commenta. E il delegato del Governo ha deciso di vederci chiaro: ieri pomeriggio ha convocato nel proprio ufficio il subcommissario Massimo Zavagli incaricato, insieme alla collega Gaia Sciacca, di affiancare il commissario Ventrice nella gestione commissariale del Comune. «Il dottor Zavagli è uno specialista nell’analisi di conti e spese – spiega – gli chiederò di mettersi subito all’opera per verificare se questa spesa sia utile o meno per la collettività. I colleghi incaricati del commissariamento del Comune di Rovigo potranno sempre contare sulla mia collaborazione e, se lo riterranno, anche sui miei consigli, fermo restando che a loro sta in capo la responsabilità delle scelte. Abbiamo individuato nel minor tempo possibile persone di alto profilo, perché il territorio in questo momento così difficile non può restare senza risposte».
Un approccio apprezzato dalle organizzazioni sindacali che attraverso Romano Aio, segretario provinciale Fpl Uil, avevano chiesto il ritiro della determina contestata. Duro anche l’ex sindaco Piva: «Hanno fatto tutto a cadavere ancora caldo, una cosa davvero fuori luogo». E di atto inopportuno parla anche l’ex assessore al Personale, Simone Bedendo: «Avevamo chiesto di attendere, anche per la difficoltà della situazione politica. Una scelta che meritava condivisione, per cui sarebbe stato corretto attendere il commissario».
Andrea Bimbatti, ex titolare dell’Urbanistica definisce la scelta «abbastanza imbarazzante». Matteo Zangirolami, ex delegato alle Società partecipate, parla di «caduta di stile che ci saremmo volentieri evitati». Sullo strapotere dei dirigenti punta il dito l’ex forzista Aldo Guarnieri, uno dei 19 che hanno mandato a casa Piva: «Questa porcata è la prova di quello che da tempo tutti dicevamo, da destra a sinistra: Piva era da troppo tempo ostaggio e succube dei dirigenti». Arrabbiatissima anche l’ex opposizione come sottolinea Silvia Menon: «Un atto di una prepotenza e di un’arroganza con pochi precedenti».
Nicola Chiarini – Il Corriere del Veneto – 18 luglio 2014