La sanità è per tutti gli Stati dell’Ue una delle spese più rilevanti. Nel sistema COFOG (Classification Of Function Of Government) è la seconda divisione, in termini di spesa primaria nella maggior parte dei casi e il suo peso in questo senso va da un minimo del 7,7 % (2011) e del 7,9% (2012) di Cipro al 18,7% (2011) e al 18,3 % (2012) della Repubblica Ceca e al 18,5% (2012) dell’Irlanda, era 16,7 % nel 2011.
La situazione italiana fa rilevare una spesa per sanità pari al 16,2% nel 2011 e al 16,4% nel 2012 dell’intera spesa primaria, con una quota pari al 7,3% del PIL per entrambi gli anni considerati.
Sotto la lente della Ragioneria generale dello Stato ci sono questa volta – nel suo rapporto appena pubblicato sulla «Spesa pubblica in Europa 2000-2013» – i conti pubblici di tutti gli Stati membri dell’Ue e la sanità, che appunto è tra le principali fonti di spesa, è passata al setaccio nel confronto dei risultati della Ue 27. Le divisioni COFOG che il rapporto della Rgs utilizza sono: Servizi generali; Difesa; Ordine pubblico e sicurezza; Affari economici; Protezione dell’ambiente; Abitazioni e assetto del territorio; Sanità; Attività ricreative, culturali e di culto; Istruzione; Protezione sociale.
Rispetto all’incidenza sul Pil, parametro di confronto che la Rgs utilizza nella sua analisi, l’Italia è in linea con la la media dei Paesi Ue 27: 7,3% nel 2012 (anche nel 2011 così come la stessa percentuale era la media Ue 27. Il picco più elevato l’Italia lo ha registrato nel 2009 con il 7,6% e quello più basso nel 2000 con il 6% di incidenza sul Pil).
Sono al di sopra di questa media sette Paesi: Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Francia, Olanda, Austria, Finlandia e Regno Unito, con l’incidenza maggiore sempre nel 2012 dell’8,9% in Olanda e quella minore (tra i Paesi sopra la media) del 7,9% in Austria e Regno Unito.
Tutti gli altri Stati sono al di sotto della media Ue 27, con il livello minore di incidenza sul Pil del 3,1% in Romania.Ma l’analisi della Rgs va oltre e mette a confronto tra i vari Stati le categorie economiche in cui è divisa la sanità, sia dal punto di vista della loro incidenza percentuale sulla spesa primaria che da quello del peso sempre percentuale sul Pil.
Categorie economiche e spesa primaria
Al primo posto nella Ue 27 per la sanità ci sono sempre i redditi da lavoro dipendente. Che assorbono in media nell’Ue 27 il il 26,32% della spesa sanitaria. Questa volta l’Italia è sopra la media con il 31,87% nel 2012 (in calo però nel 2013), contro Paesi in cui l’incidenza della spesa per il personale sulla spesa sanitaria è bassissima: il 2,45% in Slovacchia e il 2,8% in Lussembrugo sono gli estermi della minore incidenza. Ma anche però rispetto a Paesi (dove la struttura dell’assistenza sanitaria è più simile alla nostra) che raggiungono “vette” del 56,71% a Malta, 55,85% in Irlanda, 50,95% a Cipro. E con i Paesi tradizionalmente a Ssn in posizioni sempre più alte: 45,06% nel Regno Unito e 44,26% in Spagna.
Altra voce con incidenza elevata è quella per «consumi intermedi», la spesa per acquisto di beni e servizi e per assistenza convenzionata in sostanza. In questo caso la media Ue 27 è al 19,58%, con l’Italia al 26,59% (da questa spesa sono esclusi normalmente i farmaci). Gli estremi questa volta sono rappresentati verso il basso dall’1,68% della Repubblica Ceca e dall’1,92% del Belgio, mentre verso l’alto ci sono la Romania con il 51,9% e il Regno Unito con il 49,75 per cento.
Terza voce con incidenza rilevante sulla spesa (le altre superano rarissimamanete il 10%) è quella per prestazioni sociali in denaro e natura (le erogazioni delle amministrazioni pubbliche alle famiglie in denaro nell’ambito dei sistemi di sicurezza e di assistenza sociale, secondo l’Istat), per le quali la media Ue 27 è al 48,38%, ma l’Italia si ferma al 34,52%. E i picchi verso il basso sono rappresentati dallo 0% della Romania e del Regno Unito e dal 2,94% della Lettonia, mentre quelli verso l’alto sono il 92,97% della Repubblica Ceca e il 90,97% del Belgio.
Categorie economiche e incidenza sul Pil
Dal punti di vista dell’incidenza percentuale sul Pil delle stesse categorie economiche, quelle più “pesanti” restano sempre le stesse già analizzate per il rapporto con la spesa primaria, ma naturalmente il loro peso cambia, appunto, in funzione del Pil nazionale.
La media Ue per i redditi da lavoro dipendente ad esempio, è di un’incidenza sul Pil medio dei Paesi Ue 27 dell’1,9%. Verso il basso della classifica ci sono Lussemburgo (0,1%) e Slovacchia (0,2%), mntre in alto spiccano Danimarca e Iralnda rispettivamente con un’incidenza della spesa per redditi da lavoro dipendente sul Pil del 4,2 e 4per cento.
Per i beni e servizi l’incidenza media Ue 27 sul Pil è dell’1,4% e l’Italia raggiunge in questo caso l’1,9%, contro lo 0,2% di Germania e Slovacchia, ma anche rispetto al 3,9% del Regno Unito e al 2,8% della Finlandia.
Per le prestazioni sociali in denaro e natura infine, la media Ue 27 è al 3,5%, ma l’Italia anche in questo caso si ferma al 2,5%. Sono naturalemente allo 0% la Romania e il Regno Unito (che nella precedente classificazione indicavano ancora 0), mentre l’incidenza più bassa di questa voce sul Pil si registra con lo 0,1% in Lettonia e lo 0,2% a Cipro. In vetta ci sono invece il 7,6% dell’Olanda e il 7,4% del Belgio.
Il Sole 24 Ore sanità – 16 luglio 2014