Dito puntato contro l’articolo 18 che, per la sicurezza alimentare e la sanità pubblica veterinaria, invita a garantire nelle Asl specifiche unità che siano “possibilmente” complesse e dotate di personale adeguato. Per FVM “se si ipotizzano solo ‘possibili condizioni organizzative’ si pregiudica una concreta, sostanziale, efficiente e appropriata prevenzione”. Il comunicato
“Dopo una lunga e coperta gestazione, il Patto per la salute è stato sottoscritto e riscuote immediatamente il NO dei medici e dei veterinari dei dipartimenti di prevenzione delle ASL. La Federazione Veterinari e Medici proclama lo stato di agitazione delle categorie”. Ad annunciarlo è una nota della Federazione, FVM, spiegando che “l’art. 18 del Patto appena sottoscritto dal Ministro Lorenzin e dal Presidente Errani, che verrà ufficializzato definitivamente la prossima settimana, è la plastica dimostrazione della totale incapacità di Ministero e Regioni di assumere decisioni coerenti con gli obiettivi fissati”.
“Si invocano – prosegue la nota di FVM – Expo 2015, l’Unione Europea, i diritti dei Consumatori, il PIL, per assicurare Livelli Essenziali di Assistenza in tema di Sanità pubblica Veterinaria e Sicurezza Alimentare e si ribadisce che ‘le Regioni si impegnano a garantire che le ASL; per quel che concerne la sicurezza alimentare e la sanità pubblica veterinaria, rispettino l’articolazione organizzativa prevista nei commi 2 e 4 dell’art. 3 quater del d.lgs 502/92, riconoscendo l’opportunità che le unità operative deputate alle funzioni specifiche sopra richiamate siano POSSIBILMENTE configurate come unità operative complesse e siano dotate di personale adeguato’”.
“E’ quanto meno sconfortante – prosegue la nota – che a tanta pompa si affianchi l’impegno delle Regioni a rispettare una legge dello Stato. E’ altrettanto sconfortante scoprire che alle roboanti premesse sugli obiettivi del Sistema Paese, il sistema Ministero/Regioni si impegni nel sottoscrivere il ‘Patto’ a riconoscere l’opportunità che le strutture che devono assicurare i roboanti obiettivi siano ‘possibilmente’ configurate come complesse, come se “la possibilità” fosse da associare ad un costo insopportabile di quelle strutture complesse. I veterinari dei servizi di Sanità animale, quelli dei servizi di Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche, e i veterinari dei servizi di Igiene degli alimenti di origine animale, nonché i medici e i biologi dei servizi di Igiene degli alimenti e della nutrizione dei dipartimenti di prevenzione delle ASL respingono al mittente l’art. 18 del Patto. A complessità e importanza degli obiettivi di sicurezza alimentare e sanità pubblica veterinaria e dei livelli essenziali di assistenza (LEA) devono corrispondere complessità e importanza dei servizi e delle strutture che li devono realizzare mediante strutturazioni dotate di uniformi Livelli Essenziali di Organizzazione (LEO)”.
Per FVM, dunque, “se, con un lessico bizantino e non impegnativo come quello dell’art. 18, si riconosce una generica quanto non vincolante ‘opportunità’ e si ipotizzano solo ‘possibili condizioni organizzative’ si pregiudica una concreta, sostanziale, efficiente e appropriata prevenzione”.
““Possibilmente’ – chiede FVM – il Ministero e le Regioni correggano il loro pensiero e le conclusioni disarmanti del Patto fissando obiettivi di struttura concreti e rispondenti a quanto l’UE, Expo 2015, il PIL, e il buon senso impongono. Altrimenti anche i veterinari, i medici e i sanitari dei dipartimenti di prevenzione lavoreranno garantendo ‘solo possibilmente’ la salute di cittadini e consumatori”.
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4 luglio 2014