Venerdì scade il termine per la presentazione degli emendamenti al ddl delega sul Jobs act; e tra i partiti di maggioranza proseguono le schermaglie con il presidente della commissione Lavoro, e relatore, Maurizio Sacconi (Ncd) che chiede al governo «coraggio» e, soprattutto, di incidere «anche sulla regolazione del contratto a tempo indeterminato».
E quindi sulla tutela reale della reintegra dell’articolo 18, da sterilizzare. Ma dal Pd, con Cesare Damiano e la capogruppo in commissione, Annamaria Parente, frenano e invitano a «non utilizzare la delega per interventi surrettizi», spingendo piuttosto per una «drastica riduzione dei costi a carico delle imprese».
Oggi a palazzo Madama è previsto un comitato ristretto per cercare una sintesi. Nei giorni scorsi il ministro Poletti ha chiesto al parlamento di non modificare sostanzialmente il ddl per consentirne un rapido via libera e poi, successivamente, concentrarsi sui decreti delegati.
L’esecutivo presenterà un solo emendamento al ddl per istituire l’agenzia unica sui controlli alle aziende (oggi sparsi tra più soggetti, Inps, Inail, Asl e fisco). Tra gli altri nodi da sciogliere c’è anche la prevista costituzione dell’Agenzia nazionale per riordinare le politiche attive. Qui il braccio di ferro è con le Regioni che a titolo V invariato invocano il rispetto delle proprie competenze. Quanto invece al salario minimo l’orientamento sembra quello di provare a sperimentarlo, seppur circoscritto a determinate fattispecie (voucher e lavoro a progetto).
Il Sole 24 Ore – 25 giugno 2014