Espulsioni celebri nella Lega Nord ce n’erano già state. Soprattutto da quando il segretario nathional è Flavio Tosi. La lista è lunga e va dai volti storici del Carroccio ai consiglieri regionali.
Ma mai prima d’ora i provvedimenti si erano abbattuti su Treviso, l’ex baricentro del leghismo, terra del presidente della Regione Luca Zaia. E mai su un fedelissimo del governatore. Invece è successo anche questo, sabato pomeriggio, durante il direttivo nazionale. Per Tosi è questione di regole che tutti devono rispettare, ma per la Lega 1.0 è un messaggio, chiaro e preciso, a Zaia e ai suoi: qui comando io. Benché nella stessa seduta ci siano state sei espulsioni di militanti padovani, tutti di espressione non-tosiana, il nome che ha surriscaldato di telefonate il veneto leghista è quello di Fulvio Pettenà, presidente del consiglio provinciale di Treviso, un pezzo grosso che tiene nel taschino una delle prime tessere della Liga: è stato sospeso per sei mesi per un’intervista «che non fa bene al movimento, con polemiche assurde, immotivate e ingiustificate, dicendo anche delle inesattezze – sintetizza Tosi – ci sono delle regole che tutti devono rispettare, si chiamino Tosi, Zaia o Salvini». Oltre al fatto che il segretario non gradisce esternazioni sui giornali – e l’ha già ribadito più volte -, ufficialmente, le accuse mosse da Pettenà a Tosi erano di non aver difeso i leghisti usciti puliti dal caso Mose. «Ho parlato con lui stamattina – raccontava ieri Pettenà -. Sono stato male interpretato ma ci siamo chiariti e prendo atto, non farò ricorso. Ero sereno prima e lo sono adesso, dopo tanti anni di militanza e lavoro sul territorio».
Tuttavia, a sentire i fedelissimi di Tosi, che a Treviso sono una massa diffusa e compatta da nord a sud, sono ben altre le accuse mosse al segretario sempre a mezzo stampa: di aver organizzato cene con imprenditori e categorie economiche nella Marca senza avvisare la base né i big locali, e soprattutto di aver organizzato cene anti-Zaia.
Accuse, ovviamente, rispedite al mittente, perché non ci sono giustificazioni da dare per cene di natura privata. «Il governatore non c’entra nulla», risponde Tosi. E non c’è nemmeno una manovra di avvicinamento alla Regione: «Zaia è il candidato naturale, il mio progetto politico si chiama Ricostruire il Paese, punto». Il colpo è arrivato a sorpresa: i trevigiani si aspettavano fuoco amico su Marica Fantuz (altra esponente zaiana) che però per Tosi, suggeriscono, era un pesce piccolo. Meglio puntare in alto. Pettenà se l’è comunque cavata con una sospensione e non con l’espulsione, come inizialmente proposto dal direttivo, proprio in ragione dell’anzianità di militanza: «Si è tenuto conto della figura e del ruolo, prendendo un provvedimento mitigato». Colpire lui, però, significa colpire il governatore e chi non si riconosce nella guida di Tosi. Una lezione valida per tutti. I malumori della base non-tosiana, ad ogni modo, non si esauriscono. «La differenza qui è che Tosi difende i suoi uomini, e Zaia no – sussurravano ieri con disappunto -. I guerrieri si vedono in battaglia».
Silvia Madiotto – Corriere del Veneto – 24 giugno 2014