Da meno tasse per tutti a meno regole per tutti. Il primo step della renziana rivoluzione fiscale si chiama semplificazione. Venerdì il Consiglio dei ministri approverà il provvedimento per introdurre la dichiarazione dei redditi precompilata. Il premier, Matteo Renzi, l’annuncia all’assemblea degli industriali di Vicenza e Verona, in quel nord est che comincia a uscire dalla crisi: a Verona (tasso di disoccupazione al 5,9%, livelli tedeschi cioè) il ricorso alla cassa integrazione si è dimezzato nel primo trimestre dell’anno, a Vicenza la crescita è ripartita (gli indicatori della produzione marcano un +2,5%). Ci sono tremila imprenditori ad ascoltarlo nello stabilimento della Perlini.
Renzi non era andato a maggio, a Roma, all’assemblea nazionale di Confindustria. Un rito stanco eredità della concertazione, per il premier. Qui è venuto però per consolidare il rapporto nuovo che ha costruito con i piccoli imprenditori, rompendo il muro delle diffidenza che questi hanno sempre nutrito nei confronti della sinistra “tassa e spendi”. Alle europee e alle ultime amministrative in molti hanno votato Pd, forse per la prima volta. E il Pd è diventato il primo partito del Veneto. Il forzaleghismo si è liquefatto e la Lega sta tornando protagonista da single. L’anno prossimo si vota per il nuovo governatore. Lo scandalo Mose ha scosso tutta la politica regionale («la corruzione nasce da un sistema complicato», ha detto il premier). Non è dunque un caso che Renzi abbia scelto di parlare qui. E sabato andrà anche a Treviso: «So che molti di voi ci hanno votato pensando che siamo l’ultima spiaggia. Ne sono consapevole. Per questo quel 40,8% lo prendiamo per fare nuovi investimenti: una burocrazia che sia una cosa normale (e Renzi ha puntato il dito anche contro la burocrazia europea, ndr), un fisco semplice, infrastrutture veloci, una giustizia degna di questo nome». Sì, certo, gli industriali veronesi e vicentini chiedono, con i rispettivi presidenti Giulio Pedrollo e Giuseppe Zigliotto, di ridurre la pressione fiscale (Pedrollo parla addirittura di «esproprio legalizzato») ma quando il premier spiega che per ora (non per sempre) non può realisticamente annunciarla, applaudono alla sola idea della semplificazione. Mai gli industriali nordestini erano stati così filo governativi nella seconda Repubblica. Su Renzi hanno scommesso addirittura otto mesi fa quando l’allora sindaco di Firenze ottenne a Verona un appoggio plateale dagli industriali, obbligando poi il leader nazionale Giorgio Squinzi a un progressivo percorso di avvicinamento a Renzi. Ammette il premier nel lunedì nero per le tasse: «Lo dico con sincerità e con affetto: sulla Tasi ci ho capito poco anche io». Aggiunge: «È come se si facesse di tutto per rendere complicato pagare le tasse, farlo diventare un incubo. Da qui a un anno intendo cominciare a rendere semplice il pagamento. Abbiamo destagionalizzato il lavoro dei commercialisti mentre ci sono Paesi nel mondo in cui tutte le tasse di pagano in un solo giorno». E poi l’Agenzia delle Entrate affidata per la prima volta alla guida di una donna, Rossella Orlandi: «Deve essere un consulente delle aziende. Più che uno Stato di polizia, bisogna fare pulizia, cambiare mentalità. Il cittadino non è un potenziale evasore e lo Stato deve mettersi a sua disposizione». Nota l’economista Nicola Rossi che la madre di tutte le battaglie, cioè la spending review per abbassare la pressione fiscale, è scomparsa. «Non vorrei — sostiene — che la riduzione della pressione fiscale venga sostituita con la semplificazione». Appuntamento a metà ottobre con la prossima legge di Stabilità. Intanto entro fine luglio dovrebbe arrivare lo “sblocca Italia”.
Repubblica – 17 giugno 2014