I primi accertamenti effettuati presso i Laboratori dell’Arpav (l’Agenzia ambientale della Regione) di Padova hanno confermato la presenza ambientale di legionella all’ospedale di Rovigo. Trovano così conferma le ipotesi sulla morte di un pensionato polesano di 75 anni, malato terminale di tumore e già molto debilitato, deceduto la mattina del 3 giugno scorso nel reparto di Malattie infettive al «Santa Maria della misericordia» risultando positivo al batterio.
La legionella sarebbe stata riscontrata nel corpo «M» del nosocomio, quello più antico. Almeno per ora, comunque, non vi saranno «rivoluzioni» al «Santa Maria della misericordia». Niente reparti chiusi o traslochi in massa di pazienti. Come spiega il direttore generale dell’Usl 18 Arturo Orsini «si è in attesa di ulteriori e più approfondite indagini, che sono state commissionate ai laboratori dell’Istituto superiore di sanità».
Prima di intervenire in maniera significativa, l’obiettivo è capire quanto sia diffuso e virulento il batterio scoperto grazie alle analisi dell’Arpav padovano. Intanto, l’azienda socio-sanitaria ha adottato tutti gli accorgimenti utili a tutelare gli ambienti ospedalieri. Ovvero i lavaggi delle tubazioni con biossido di cloro, che su questo batterio ha un efficace effetto disinfettante e l’applicazione di filtri specifici.
Intanto la Procura rodigina ha aperto un fascicolo sull’accaduto e disposto l’autopsia del pensionato 75enne.
Finora, non v’era alcuna certezza che vi fosse legionellosi al «Santa Maria della misericordia». Gli altri venti pazienti ricoverati in reparto col deceduto erano stati sottoposti agli esami del caso, risultando tutti negativi all’infezione. Una volta giunta la notizia della positività alla legionella del 75enne il dipartimento di prevenzione dell’azienda socio-sanitaria polesana aveva predisposto tutti i campionamenti di acqua, la fonte di trasmissione del batterio, nelle stanze del reparto ospedaliero. Oltre a ciò, i tecnici del dipartimento avevano prelevato campioni d’acqua anche a casa del pensionato. Anche questi erano stati inviati a Padova per le analisi del caso, risultando negativi.
L’anziano era in ospedale di Rovigo al reparto di Oncologia dall’11 al 21 maggio scorsi per un ciclo di terapie e poi era stato dimesso. Vi era rientrato nel primo pomeriggio dello scorso 2 giugno, dopo essersi presentato al Pronto soccorso con febbre e difficoltà di respiro. La certezza che fosse afflitto da legionella era arrivata il giorno dopo.
I dubbi nell’Usl 18 erano sorti perché questo batterio ha un periodo di incubazione dai due ai dieci giorni. Date alla mano sull’uscita e rientro del 75enne al «Santa Maria della misericordia» tra fine maggio e primi del mese, non poteva essere matematicamente certo che fosse stato contratto in ospedale.
Un caso analogo in precedenza si era verificato in ospedale a Rovigo il 29 ottobre 2009. Ovvero quando una pensionata sessantacinquenne di San Martino di Venezze, Rosanna Ventura, era deceduta dopo aver contratto il batterio proprio al nosocomio rodigino.
Antonio Andreotti – Corriere del Veneto – 11 giugno 2014