«Con un nuovo Parlamento e una nuova Commissione, la presidenza italiana della Ue metterà in agenda crescita e lotta alla disoccupazione. Questioni fondamentali su cui si è fatto molto poco». Anche per il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan non c’è miglior difesa del gioco d’attacco.
Ben sapendo che a fine mese potrebbe iniziare un braccio di ferro con Bruxelles sui conti pubblici, l’ex vicesegretario dell’Ocse si è portato avanti. Facendo capire che l’Italia non accetterà di vedersi assegnare nuovi compiti a casa. «Spero che la Ue riconosca i nostri sforzi, anche perché credo che un governo che si impegna nelle riforme dovrebbe essere valutato diversamente, visto che in alcuni casi le ricadute positive non possono essere immediate». E, comunque, per Padoan «le regole del patto di stabilità non devono necessariamente essere cambiate, ma possono essere interpretate in modo più efficiente». Padoan ha scelto il palco del Teatro Sociale di Trento, dove passano gli ospiti di punta del Festival dell’Economia, per ingaggiare il suo duello con l’Europa: «All’inizio della crisi si è pensato di risolvere tutto agendo sul rigore fiscale. Poi si è compreso che la crisi era di natura finanziaria e si è intervenuti salvaguardando le banche. Ma manca ancora un punto: un dibattito su crescita e lavoro che dovrà essere in cima alle priorità».
Il tema della crescita riguarda ancora di più l’Italia, visto che il nostro paese ha un tasso di disoccupazione giovanile più alto della media europea. Ma per il ministro dell’Economia c’è un urgenza che lo preoccupa maggiormente: «Le riforme strutturali del governo serviranno a poco se non ci sarà anche una ripresa della produttività, visto che da anni siamo in fondo a tutte le classifiche europee e internazionali. Un problema che sta diventando drammatico». Padoan non si è sottratto a nessuna domanda arrivata dalla platea del Festival, quasi tutte di giovanissimi, facendosi contagiare dalla atmosfera informale che si respira solitamente a Trento. Svicolando soltanto quando gli è stato chiesto quale fosse la sua ricetta per combattere la disoccupazione: «Chiedetelo al presidente Renzi quando sarà con voi domani (è atteso a Trento per questa mattina, ndr ), di sicuro lui una ricetta magica ce l’ha».
LA STAFFETTA GENERAZIONALE
Di sicuro, l’idea di Padoan per dare lavoro ai giovani non passa dalla cosiddetta staffetta generazionale. Come sta facendo, ad esempio, la Germania che pensa di abbassare l’età pensionabile. E sul punto ha chiarito che, d’altra parte, non ha intenzione contrarie. «Non ho mai pensato che i lavoratori più anziani portino via lavoro ai giovani, semmai bisogna fare in modo che ci sia più lavoro. Sulle pensioni non ho mai detto che voglio alzare l’età pensionabile perché sono già indicizzate all’aspettativa di vita. Ma non credo che abbassarla possa portare a risultati efficienti ».
LA TASSA SULLA CASA
In questo caso, il ministro ha voluto rassicurare sugli effetti della Tasi: «L’aumento era atteso ed è gigantesco solo all’apparenza. Si tratta di un aggiustamento previsto, sulla cui entità dovranno decidere i comuni». E sul rapporto con gli enti locali ha anticipato che «con Regioni, sia a statuto speciale sia ordinario, e con i Comuni dovranno essere riviste le regole sul patto di stabilita’ interno».
GLI 80 EURO
Il mialle nistro non ha potuto sfuggire alla domanda che si sente rivolgere da quando Renzi ha promesso gli 80 euro al mese per i redditi bassi. Dove trovare le risorse? «I soldi li troveremo e stiamo cominciando a lavorare sulla legge di stabilità 2015. Dove e quanto non posso rispondere ora ma vi dovete accontentare dei principi: per essere credibili i tagli permanenti ai cittadini devono essere coperti da tagli permanenti di spesa».
LA BUROCRAZIA
Non ha voluto allinearsi polemiche sui dirigenti pubblici. Li ha anche difesi, pur lanciando un chiaro avvertimento a non esagerare con l’ostruzionismo. «Non accetto che si parli di una dirigenza dello Stato inefficiente e incapace. E non è vero che non rispondono alle domande che pone il governo: lo fanno quando le domande sono poste correttamente. Quello che non accetto da parte loro è che rispondano non se po’ fa’….».
LA FUGA DEI GIOVANI
Rispondendo alla domanda su quali siano le ragioni per convincere un giovane a non andare all’estero: «È la domanda che mi fa più male, il problema non è andare all’estero ma fare in modo che i giovani ritornino. Riformare il sistema educativo e la scuola si può fare, ma è una cosa lunga, riformare il lavoro un po’ meno. Forse ci vorrebbe un altro ministro delle Finanze…», ha scherzato.
FIAT E MARCHIONNE
Il numero uno del Lingotto parlerà oggi dopo Renzi. Ma ieri è già stato protagonista involontario del Festival. Dalla platea è stato chiesto a Padoan se il governo sarà ancora succube della Fiat. Il ministro se l’e cavata sostenendo «che gli è stato insegnato da piccolo a non rispondere alle provocazioni e da grande ne sono ancora più convinto». Una battuta che gli ha fatto incassare il plauso del manager: «Padoan è l’asso nella manica di un governo che piace in Italia e all’estero».
L’EXPO
Gli applausi più convinti, Padoan se li è guadagnati parlando di Expo. A chi gli chiedeva se non fosse il caso di rivedere il progetto per spendere meno per le opere e di più sulle iniziative per i turisti dopo i casi di corruzione, il ministro ha replicato che «la sfida dell’Italia sarà quella di dimostrare che le opere si possono fare in modo corretto e il governo osserva gli avvenimenti con grande attenzione».
Repubblica – 1 giugno 2014