Timbrava il cartellino e poi si allontanava dall’ospedale, a volte con la complicità di una collega che avrebbe coperto le sue assenze. Il dipendente pubblico ‘assenteista’, primario all’ospedale Fatebenefratelli di Milano, è indagato per truffa. Secondo quanto è emerso dalle indagini congiunte di carabinieri e Squadra mobile l’uomo sarebbe rimasto a casa 145 giorni in un solo anno. Per l’accusa avrebbe percepito ingiustamente oltre 30mila euro di stipendio. Anche la collega che avrebbe coperto le assenze è indagata per truffa ai danni dell’azienda ospedaliera in concorso con il primario.
Gli inquirenti, coordinati dal pm di Milano Paolo Filippini, che ha notificato ai legali l’avviso di conclusione delle indagini preliminari in vista della richiesta di rinvio a giudizio, hanno ricostruito una lunga serie di episodi ‘sospettì, tutti avvenuti nel 2013. Per 63 volte la collega avrebbe timbrato il cartellino al posto del primario, mentre in 66 occasioni l’uomo avrebbe presentato un’autocertificazione che attestava la propria presenza nel reparto, quando in realtà si trovava da tutt’altra parte.
Altre 16 volte avrebbe timbrato il cartellino per poi allontanarsi dal reparto. Nel capo di imputazione si legge che «con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso», in concorso con un «medico dello stesso reparto», il primario ha conseguito «senza aver svolto attività lavorativa, l’ingiusto profitto di euro 30.327,75, relativamente al periodo gennaio-dicembre 2013, con pari danno per l’amministrazione pubblica, azienda ospedaliera Fatebenefratelli, di cui è dipendente», il tutto «mediante artifizi e raggiri». Il fascicolo, appena chiuso dal pm Filippini, è uno di quelli finiti agli atti del procedimento davanti al Csm sullo scontro tra il procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati e il procuratore aggiunto Alfredo Robledo, a causa dell’apparente duplicazione della stessa inchiesta tra polizia e carabinieri.
Il Messaggero – 30 Maggio 2014