«Visti i risultati, meglio che ce ne occupiamo noi». Il consiglio regionale si prepara a «commissariare» la giunta nella delicata partita dei project financing (se mai ce ne saranno altri in futuro, visti i chiari di luna sembra improbabile) e lo fa con una «leggina» firmata da Moreno Teso di Forza Italia, già licenziata ieri dalla commissione Urbanistica presieduta dal leghista Andrea Bassi ed ora destinata alla commissione Lavori pubblici prima dell’aula, dove, secondo Teso, «non potrà che essere approvata».
Il consenso generale c’è e, a ben vedere, è difficile potesse essere altrimenti, dopo le recenti esperienze che hanno visto la Regione costretta ai salti mortali per rispettare le onerose condizioni contenute nei contratti via via firmati negli anni, in particolare per la costruzione dei nuovi ospedali. In base al progetto di legge 428 d’ora in avanti qualunque proposta di project dovrà essere approvata con un voto in consiglio regionale, prima d’essere adottata dalla giunta, previo giudizio positivo da parte del Nucleo per la valutazione degli investimenti pubblici del relativo piano economico-finanziario. «Stanotte ci riflettevo su ed ho pensato di aggiungerci un’altra cosa in corso d’opera – racconta Teso – e cioè l’esclusione a priori di qualunque assegnazione alle imprese aggiudicatrici dei servizi complementari previsti a corollario della costruzione». Come quelli di sanificazione, di riscaldamento, di pulizia oppure la gestione delle mense o dei parcheggi.
«Ci troviamo a dover affrontare contratti capestro con interessi del 14-15% all’anno – continua Teso – contratti dai quali non riusciamo più a liberarci. L’errore, ovviamente, è stato commesso al momento della firma, avvenuta senza alcun controllo». Neppure da parte degli uffici regionali? «Macché. L’iter è sempre stato mandato avanti senza alcuna reale consapevolezza delle successive ricadute finanziarie e sull’effettiva remunerazione del capitale privato e questo non deve più accadere. Le stazioni appaltanti, dalle Usl e Veneto Strade, d’ora in avanti non potranno più muovere un passo senza che la proposta di project sia stata vagliata in tutte le sue parti dal consiglio e dalle sue strutture». Teso non sembra nutrire alcun dubbio sul fatto che la legge riuscirà a vedere la luce al più presto in consiglio regionale, un po’ per il pressing costante della Corte dei conti sull’assemblea di Palazzo Ferro Fini, un po’ per la maturata convinzione bipartisan che così, in tema di project, non si può proprio più andare avanti: «E’ stata istituita perfino una commissione d’indagine ad hoc e non ci hanno capito nulla…» chiosa il consigliere forzista.
In effetti nelle scorse settimane era stato lo stesso presidente della commissione d’inchiesta, il democrat Stefano Fracasso, ad ammettere: «Finora abbiamo valutato la regolarità dei project della Sanità e sono emerse situazioni fortemente differenziate tra loro. E’ difficile raccapezzarcisi perché sono stati utilizzati di volta in volta parametri e codicilli diversi. Diciamo che il quadro è fortemente disomogeneo e questo rende sostanzialmente impossibile qualunque confronto. Comunque siamo fermi da due mesi e sia chiaro, non siamo la commissione sulla P2». Inutile poi ricordare i continui appelli del presidente Luca Zaia al governo, affinché permetta (con una legge ad hoc in parlamento) alla Regione di rimettere in discussione i contratti già firmati: «Rimetterci mano e ripensare al loro finanziamento potrebbe essere una grande opportunità. Prima di tutto, però, dobbiamo vedere se contrattualmente ci sono margini per negoziare: fermo restando il diritto dei privati al rispetto dei patti, la Regione ha il diritto di rivalutare gli accordi in base alle mutate condizioni economiche».
Ma.Bo. – Corriere del Veneto – 30 maggio 2014