Il governo accelera sulla riforma della pubblica amministrazione. «Ci siamo» dice il presidente del consiglio Matteo Renzi dopo aver ricevuto dal ministro Marianna Madia il rapporto sulle 34.674 mail inviate dai cittadini che hanno partecipato alla consultazione pubblica. La data resta quella del consiglio dei ministri del 13 giugno. Ma il governo sta pensando di anticipare un piccolo pezzo della riforma con un emendamento al decreto legge sul bonus da 80 euro, già all’esame del Senato.
Il pacchetto urgente contiene tre misure. La prima è l’accorpamento di Aci e motorizzazione, assegnando proprio alla motorizzazione la gestione del Pra, il pubblico registro automobilistico, oggi diviso a metà con l’Automobil club. L’intervento lampo metterebbe fine alla guerra strisciante che va avanti da giorni tra Aci e motorizzazione. Con l’Aci in trincea al punto da aver chiesto a dipendenti e soci di difendere l’associazione scrivendo alla casella mail aperta dal governo per la consultazione pubblica. Le altre due misure riguardano la creazione di una scuola unica della pubblica amministrazione, che fonderebbe le cinque esistenti oggi, e l’istituzione di una banca data unica per le società partecipate degli enti locali, con il controllo affidato al ministero dell’Economia. I tre emendamenti dovevano essere presentati ieri sera nelle commissioni Tesoro e Finanze del Senato, che stanno lavorando al decreto sul bonus da 80 euro. Ma all’ultimo momento il governo ha fatto marcia indietro e non è ancora chiaro se tornerà alla carica oggi oppure la prossima settimana quando il provvedimento sarà in Aula. In realtà il programma di lavoro delle due commissioni è già parecchio fitto. Oggi si deciderà se allargare i limiti del bonus da 80 euro per le famiglie con almeno tre figli e con un solo stipendio. Ma la strada sembra in salita perché non è facile trovare le risorse. Mentre ha buone probabilità di passare la proposta del presidente della commissione Finanze, Mauro Maria Marino (Pd), che riammette alla rateizzazione dei debiti fiscali chi ha perso questa possibilità.
Sulla Tasi, la nuova tassa sulla casa, sembra caduta sul 16 ottobre la scelta per il rinvio della prima rata nei 6 mila Comuni che non hanno ancora fissato aliquote e detrazioni. La nuova scadenza riguarderà anche le prime case per le quali, altrimenti, si sarebbe dovuto pagare tutto in un colpo solo, a dicembre. Sulle anticipazioni di cassa, i soldi girati dallo Stato ai Comuni per evitare crisi di liquidità, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padaon dice che saranno «temporanee» e «nell’ambito delle risorse disponibili». Difficile, però, che nei duemila Comuni già in regola con aliquote e detrazioni, dove quindi la prima rata si paga a giugno, arrivino a casa i bollettini precompilati. Secondo il presidente dell’Associazione dei Comuni, Piero Fassino, è «impossibile». Per il momento si dovrebbe rimanere al calcolo fai da te. Padoan è tornato anche sull’ammontare effettivo dei debiti della pubblica amministrazione. La «cifra da aggredire», cioè gli arretrati certi, liquidi ed esigibili alla fine del 2012, è di «60 miliardi di euro», visto che nei 91 indicati dalla Banca d’Italia erano compresi anche quelli non ancora scaduti e oggetto di contenzioso. Ai 24 miliardi pagati finora se ne dovrebbero aggiungere a breve altri 5.
Lorenzo Salvia – Corriere della Sera – 29 maggio 2014