Non solo la procura. Ora anche la Corte dei conti apre un fascicolo sull’Expo 2015, per possibili danni erariali. La magistratura contabile della Lombardia ha deciso di avviare questo nuovo filone di inchiesta dopo l’attività dei pm milanesi, che hanno messo in evidenza un sistema di corruzione sui grandi appalti regionali, di cui tre relativi all’evento universale (per circa 260 milioni). Ora si cerca di capire se i 19 indagati (di cui 6 finiti in custodia cautelare in carcere) hanno anche sottratto illecitamente denaro alle casse della pubblica amministrazione o di società partecipate dalla Pa.
La Corte dei conti aggiunge questo dossier ad altre indagini già in corso, in particolare quella sulla presunta truffa compiuta ai danni della Regione Lombardia attraverso Infrastrutture lombarde, la controllata del Pirellone. Al vaglio ci sono illeciti compiuti nell’attività contrattuale e nella realizzazione degli ospedali lombardi.
L’inchiesta su Infrastrutture lombarde, anche nella procura di Milano, ha preceduto di poco quella su Expo, e in alcuni aspetti le due indagini si toccano. Infrastrutture lombarde è infatti la società che si occupa di svolgere la direzione dei lavori della piastra (il principale appalto del sito espositivo dell’Expo); inoltre nell’inchiesta sull’evento universale emerge che il responsabile degli appalti di Expo Angelo Paris, finito agli arresti per corruzione, associazione a delinquere e turbativa d’asta, avesse come merce di scambio per gli aiuti dati ad alcune imprese proprio una “raccomandazione politica” per arrivare ai vertici di Infrastrutture lombarde, società che gestisce ogni anno 200 milioni di finanziamenti e che ha in pancia direttamente o indirettamente 5 miliardi di lavori realizzati e altri 9 miliardi in corso (nel settore autostradale). Non è dunque un caso che l’ex dg partecipata lombarda, Antonio Rognoni, sia stato raggiunto da ordinanze di custodia cautelare in entrambe le inchieste.
Ora anche la procura della Corte dei conti indagherà, con un pool guidato dal procuratore Antonio Caruso. La stessa società Expo – partecipata da enti locali e ministero delle Finanze – potrebbe essere la vittima del danno erariale.
Intanto, sul fronte della società guidata dal commissario Giuseppe Sala, dovrebbe essere risolto entro una settimana il nodo della Maltauro, l’impresa che ha vinto due importanti bandi di Expo (vie d’acqua e architettura di servizi) per quasi 230 milioni e il cui responsabile Enrico Maltauro è finito agli arresti per corruzione e associazione a delinquere. I vertici di Expo stanno valutando l’opportunità di sospenderla dai cantieri, anche se a rendere complicata questa scelta è la presenza di altre imprese nell’Ati che ha vinto la gara, non coinvolte nell’inchiesta, oltre al rischio di un allungamento dei tempi con il subentro della seconda classificata.
Intanto ieri la stessa Maltauro si è autosospesa dall’associazione vicentina degli Industriali, dietro sollecitazione dei vertici della Confindustria locale. «Non possiamo accettare – dichiara il presidente Giuseppe Zigliotto – che questi fatti possano ancora avvenire e dall’azienda ci aspettiamo decise azioni. Nella consapevolezza che i fatti accaduti potranno avere nel prossimo futuro ripercussioni anche gravi sull’attività dell’impresa, si è ritenuto opportuno non togliere all’azienda la possibilità di utilizzare i normali servizi di assistenza forniti alle aziende associate».
L’autosospensione sarà annullata nel momento in cui «saranno fornite da parte della proprietà assicurazioni sull’adozione di nuovi indirizzi operativi – si legge nella nota degli Industriali di Vicenza – in grado di evitare con assoluta certezza che possano ripetersi fatti come quelli accertati dalle indagini».
Il Sole 24 Ore – 16 maggio 2014