Si sono presentati in viale Aldo Moro: “Non possiamo difenderci e non basta il risarcimento, si prenda una decisione”. Questa volta chi ha gridato al lupo ne aveva ben donde. Ieri mattina verso le undici, sulle alture di Pianoro, quattro pecore del gregge di Salvatore Cottu sono state sbranate e altre quattro ferite. Altre venti avevano subito la stessa sorte una settimana fa.
Troppo, al punto che un paio di allevatori ha portato i cadaveri degli animali davanti alla Regione reclamando un risarcimento più consistente di quello riconosciuto in questi casi, vale a dire 80 euro. “Ogni pecora ci rende 500 euro all’anno tra agnelli e latte” spiega Marco Feltrin, presidente degli allevatori bolognesi, in tutto cinque (una quarantina in regione) al pascolo sull’Appennino. “Tenga conto che il costo di smaltimento per ogni animale è di 35-40 euro, per cui, del risarcimento, ci resta poco o niente”.
Il problema si è aggravato negli ultimi tempi al punto che ora i lupi arrivano alle porte della città. “Occorre prendere una decisione – prosegue Feltrin – che non siano i cani perché la mia azienda è solcata da molte strade comunali. Se passa un ciclista, un pedone o un bambino rischiano di essere attaccati perché il cane interpreta ogni intrusione come un attacco al gregge”. Nemmeno assumere un pastore che sorvegli da vicino il gregge è proponibile perché i costi manderebbero in perdita l’allevamento. “Da qualche anno, di notte, ricoveriamo il gregge al coperto per evitare gli attacchi, ma adesso le aggressioni avvengono anche di giorno e a due passi dalla città. Noi non possiamo difenderci dal lupo perché è una specie protetta, ma allora la Regione ci risarcisca in modo adeguato o controlli questi predatori. Anziché ipotizzare di finanziare recinzioni, si pensi alla tecnologia, ai collari elettronici, per esempio. Così sapremo quando un lupo è in zona e ci metteremo all’erta. Inoltre conosceremo i percorsi degli animali e se sono sempre gli stessi ad attaccare. Qualcuno dice che arrivino addirittura dalle Alpi marittime liguri”.
Il problema riguarda pochi allevatori che avvertono la necessità di far sentire la loro voce. Sul piano produttivo sono però una realtà significativa a cui è affidata buona parte della produzione di formaggio pecorino e di carne ovina delle nostre zone. Si tratta, infatti, di greggi consistenti. Quello di Cottu attaccato a Pianoro conta 450 pecore.
Repubblica.it – 15 maggio 2014