Riforme vere, non «sorrisi e annunci». E investimenti, «buona economia per creare lavoro, non più solo tagli e profitti. I leader di Cgil, Cisl e Uil dalla manifestazione del Primo Maggio incalzano il governo Renzi usando le sue stesse parole d’ordine: «Cambi davvero marcia». E attaccano un sistema imprenditoriale giudicato assente, concentrato su tagli e dividendi, miope nel non creare sviluppo e futuro, pronto più a delocalizzare che a investire.
Il ministro del lavoro Giuliano Poletti dice di comprendere i timori dei sindacati ma ribadisce di voler cambiare norme sulla carta buone ma che producono in realtà effetti non positivi. La priorità del governo è la disoccupazione giovanile, ricorda il ministro, altrimenti la ripresa del paese non arriverà e il governo andrà comunque avanti con il Jobs Act dopo il decreto lavoro che alla Camera non è stato stravolto con gli emendamenti proposti dalla commissione Lavoro.
A Pordenone ieri per il primo maggio si sono svolti corteo e manifestazione dei sindacati, in una città vicina allo stabilimento Electrolux di Porcia, che diventa il caso esemplare per rappresentare la crisi industriale del Paese, di tutte le crisi aperte, un simbolo per quella che quest’anno è ancora «la Festa del lavoro che non c’è».
Servono un governo e una politica che siano fatti non solo di annunci ma di riforme per cambiare a fondo il Paese», servono «qualche sorriso in meno e qualche speranza in più per il mondo del lavoro», chiede la leader Cgil Susanna Camusso: «Il governo non pensi che si possa continuare, come è stato fatto in questi anni, con una politica che scarica i costi sui lavoratori e sui pensionati, che non ha creato posti di lavoro e che continua a impoverire il Paese». Servono investimenti e non nuove regole per il mercato del Lavoro dicono con forza i tre leader dei sindacati confederali: «Smettiamola di creare leggi. Una legge non crea lavoro, una legge può anche cancellare la speranza di lavoro», avverte Camusso.
«Il lavoro non si crea con le nuove norme ma con la buona economia. Sono bugiardi se dicono il contrario», dice per la Cisl Raffaele Bonanni. E Per la Uil Luigi Angeletti insiste: nelle regole e nelle scelte di politica industriale «pessime idee hanno fatto troppi danni, creato molti disagi, danneggiato migliaia di persone».
Bene il bonus in busta paga del Governo Renzi: »un po’ di redistribuzione fiscale« è la strada giusta, ma ora bisogna pensare anche a incapienti, precari, pensionati, avvertono i sindacati. Renzi pensi anche »ai lavoratori più poveri, calpestati, sfruttati: un milione di persone abbandonate«, avverte Bonanni.
I sindacati si candidano a un ruolo di alleati del governo per le riforme, ma chiedono «basta teatrini che non aiutano l’Italia», come dice Bonanni: Anche per Camusso ora «bisogna avere il coraggio di passare ad una stagione vera di investimenti per il lavoro».
«Se il governo vuole riformare la Pubblica amministrazione deve affrontare il nodo vero, che è quello delle clientele, della corruzione, del sistema di appalti e di poteri»; ed è necessario andare avanti «coinvolgendo e valorizzando il lavoro», avverte Camusso. Anche il tema della riforma della pubblica amministrazione annunciata dal governo Renzi si impone tra i temi della manifestazione di Cgil, Cisl e Uil per il Primo maggio.
Una ampia consultazione online? È secco il giudizio di Angeletti: «Una stupidaggine». Ma, dice il leader della Uil, «va bene, vediamo se funziona. Però poi il Governo dovrà essere coerente: se emergerà che gli italiani sono contrari ne dovrà tenere conto». E comunque «non si può fare una riforma contro i lavoratori: cambiare il Paese si deve e si può ma va fatto insieme ai cittadini italiani, ai lavoratori», quindi anche «insieme ai sindacati che li rappresentano».
Anche il sottosegretario all’economia ed ex sindacalista Pier Paolo Baretta chiede rispetto ai sindacati che esorta a esprimere le loro opinioni ma poi bisogna «discutere ed andare avanti con la riforma». Sul pubblico impiego per la Cisl Bonanni apre alla riforma ma fissa i paletti: «Se Renzi ha seriamente voglia di occuparsi dei problemi della pubblica amministrazione allora il sindacato è qui. Noi siamo qui. Siamo disponibili – dice dal palco della di Pordenone. Ma occorrono progetti chiari e trasparenti in cui tutti possano essere giudicati».
Basta «teatrini che non aiutano l’Italia». Oggi, incalza il leader della Cisl, «sembra più facile parlare di permessi sindacali che di appalti sporchi, dei tanti enti inutili e dell’utilizzo di una spesa pubblica per interessi privati. Da anni abbiamo presentato le nostre proposte per contenere i costi, per rivedere la dirigenza, cambiare un moloch che avvilisce i dipendenti pubblici e ci costa tanto. Noi vogliamo che parta una stagione di crescita e di cambiamento».
«Bisogna sapere cosa si dice quando si tocca questo tema», insiste ancora Camusso: «Perché, per esempio, domandarsi se ci sono lavoratori troppo vecchi che non usano l’informatica, ci si domandi invece chi ha creato un sistema informatico per cui oggi per comunicare da un ufficio all’altro bisogna ancora portare le carte».
Il Messaggero – 2 maggio 2014