IL MECCANISMO Il decreto approvato venerdì non prevede uno sconto d’imposta ma un beneficio collegato all’imponibile lordo
Il bonus Irpef scritto nel decreto approvato venerdì dal Governo esclude gli «incapienti» propriamente detti, cioè i dipendenti e gli assimilati (per esempio i co.co.pro) che dichiarano un reddito lordo fino a 8mila euro l’anno e di conseguenza hanno l’Irpef azzerata dalle vecchie detrazioni per lavoro dipendente. L’imposta sui redditi, però, può essere abbassata fino a zero anche da altri fattori, per esempio la presenza del coniuge o di figli a carico, o anche da spese detraibili come quelle sanitarie: quando l’Irpef è a zero per queste ragioni, il bonus scatta comunque.
L’ultima parola, naturalmente, arriverà dal testo definitivo che sarà pubblicato in «Gazzetta Ufficiale», maquesto appare il risultato del meccanismo previsto dal Governo e riportato nelle ultime bozze del decreto, quelle che in extremis hanno escluso gli incapienti dal bonus. L’articolo 1 del decreto Irpef, infatti, prevede che il credito riguardi tutti i lavoratori per i quali «l’imposta lorda è superiore alla detrazione spettante ai sensi del comma 1», vale a dire proprio lo sconto previsto da sempre dal Testo unico (e rafforzato dalla legge di stabilità 2014 del Governo Letta) per i dipendenti. La regola non cita le altre detrazioni, per carichi familiari o per le spese “tutelate” dal Fisco, che quindi sono indifferenti nel calcolo del nuovo sconto.
Un esempio aiuta a capire meglio il quadro: con 11mila euro di reddito all’anno, l’Irpef lorda, cioè quella che viene generata dall’aliquota del 23% e precede l’applicazione delle detrazioni, è di 2.530 euro. Un dipendente senza carichi familiari paga un’Irpef netta da 785,3 euro, grazie alla detrazione assicurata a questa tipologia di lavoratori. Questo contribuente, rappresentato nel primo dei tre esempi a fianco, non è dunque incapiente, perché la sua imposta lorda è superiore alla detrazione, e riceverà il bonus-Renzi che, per chi guadagna fino a 16mila euro, sarà pari al 4% del reddito complessivo: si tratta di 440 euro, cioè 55 euro per ciascuno degli otto mesi che mancano alla fine dell’anno.
Lo stesso aiuto arriverà però anche a un altro contribuente che, pur avendo lo stesso reddito, paga un’Irpef minore perché ha il coniuge a carico (come nel secondo esempio) oppure non paga l’Irpef perché ha anche un figlio (terzo esempio), oppure ha registrato spese sanitarie o altri oneri detraibili. Fra i redditi fino a 26mila euro, insomma, restano fuori dal raggio d’azione della buona notizia fiscale di Pasqua solo i più bassi, che non superano gli 8mila euro all’anno. Gli altri, anche se nella pratica sono “incapienti” perché non pagano Irpef (con coniuge e due figli l’Irpef rimane a zero anche fino a 16mila euro di reddito), riceveranno l’aiuto.
Questo accade per la natura stessa del bonus previsto dal decreto di venerdì, che è di fatto scollegato dall’Irpef pagata da ogni lavoratore manasce esclusivamente dal livello di reddito lordo. L’aiuto, insomma, non è uno sconto Irpef, ma un «credito» (così lo chiama la bozza di decreto) che spetta al dipendente in virtù del suo livello retributivo medio-basso. L’unico collegamento con l’Irpef, o per meglio dire con le tasse in genere, riguarda il datore di lavoro, che dovrà finanziare il bonus da riconoscere al lavoratore “prelevando” le risorse dal monte delle ritenute. Quando questa voce non sarà sufficiente, come può accadere nelle aziende caratterizzate da bassi livelli retributivi medi, secondo quanto prevedono le bozze circolate finora entreranno in gioco anche i contributi.
L’applicazione del bonus Irpef anche a chi ha già l’imposta lorda azzerata dalle vecchie regole (contribuenti con reddito da 11mila euro lordi annui)
Come funzionerà nel 2014 il bonus previsto dal decreto Irpef approvato dal Governo in base alle diverse fasce di reddito
Il Sole 24 Ore – 21aprile 2014