STRETTA SUGLI ACQUISTI È la voce più pesante (2,1 miliardi): prevede un Dpcm per i 700 milioni «statali» e provvedimenti regionali e comunali per il resto. Il capitolo più corposo dell’intera manovra fiscale è rinviato alla legge di stabilità: 10 miliardi sono già prenotati dal taglio Irpef
Tagli in parte immediatamente operativi, in parte da perfezionare in corso d’anno attraverso successivi provvedimenti attuativi e apposite deliberazioni da parte di Regioni ed enti locali. Ma soprattutto tagli per ora annunciati e da attuare con la prossima legge di stabilità.
Dopo il via libera al decreto che introduce per il 2014 il bonus fiscale «per lavoratori dipendenti e assimilati» da 80 euro, relativamente ai redditi fino a 24mila euro, con leggero decalage fino a 26mila euro lordi, si va delineando il complesso puzzle delle coperture per la parte affidata a tagli alla spesa corrente. Nel complesso, si tratta per l’anno in corso di 400 milioni attesi dalla revisione degli incentivi all’agricoltura, 2,1 miliardi dalla stretta sugli acquisti di beni e servizi da parte delle amministrazioni pubbliche, 900 milioni da una serie di interventi catalogati alla voce “sobrietà” (in sostanza tagli alle spese di funzionamento e ai costi delle amministrazioni pubbliche), mentre altri 200 milioni andranno recuperati con l’intervento sulle municipalizzate e le nuove procedure di digitalizzazione degli acquisti. Vi si aggiunge, ma nulla ha a che fare con i tagli, il versamento in un’unica soluzione a giugno per la rivalutazione degli asset aziendali ammortizzabili, e non più in tre rate annuali di pari importo come previsto dall’ultima legge di stabilità.
Il tutto, stando a quanto emerge dalla bozza più aggiornata del decreto, in attesa di prendere visione del testo finale, sottoposto come di consueto in queste ore a ulteriori revisioni e aggiustamenti.
Tagli immediati
La riduzione del 5% dei contratti in essere per fornitura di beni e servizi rientra nelle misure immediatamente operative, anche se poi la ricontrattazione avrà inevitabilmente tempi più lunghi con inevitabili strascichi giudiziari. Immediatamente operativo è certamente il tetto al trattamento economico del personale pubblico e delle società partecipate. Il decreto dispone al riguardo che il limite massimo dei 240mila euro lordi annui si applichi dal 1? maggio. Decorrenza immediata anche per la revisione dei tetti di spesa per consulenze e contratti di collaborazione coordinata e continuativa, stipulati dalle amministrazioni pubbliche, ad eccezione delle Università, degli enti di ricerca e degli enti del Servizio sanitario nazionale. Anche per l’abolizione delle agevolazioni postali per i volantini elettorali è prevista l’immediata operatività. Nel prospetto delle coperture compare il taglio del fondo per il finanziamento ordinario delle università: 30 milioni nel 2014, 45 milioni a decorrere dal 2015. Lo Stato risparmierà subito anche i 150 milioni di trasferimenti in meno alla Rai, toccherà poi all’ente pubblico provvedere eventualmente alla riorganizzazione di alcune sedi regionali e all’alienazione di società partecipate.
Tagli da attuare
Per la parte del taglio di beni e servizi attribuita ai ministeri (700 milioni, 490 dei quali a carico della Difesa relativamente al programma degli F35), il decreto dispone che la determinazione degli obiettivi di riduzione di spesa sarà fissata anch’essa con Dpcm entro 30 giorni. Stessa tempistica per i 700 milioni a carico delle Regioni e dei 700 per gli enti locali. In particolare per Regioni e comuni si rinvia ad autonome decisioni che dovranno essere assunti dai rispetti consigli regionali e comunali, in mancanza dei quali, si procederà con pari riduzioni dei trasferimenti, dunque con ricorso a tagli lineari.
Entro il 31 dicembre 2014, le regioni dovranno designare un «soggetto aggregatore» per la razionalizzazione della spesa per beni e servizi, oppure stipulare apposite convenzioni con la Consip. Spetterà all’Autorità sulla vigilanza dei contratti pubblici fornire dal prossimo 1?ottobre alle amministrazioni pubbliche l’elaborazione dei «prezzi di riferimento». Quanto al taglio delle auto blu (cinque per ogni ministero, ha annunciato Matteo Renzi), sarà un successivo decreto del presidente del Consiglio, su proposta del ministro per la Semplificazione, a fissarne con esattezza l’entità.
Nel decreto si cifra in 50 milioni l’importo delle riduzioni di spesa da parte degli organi costituzionali, ma dovranno essere Quirinale, Senato, Camera e Corte costituzionale a fissarne le modalità, disponendo di piena autonomia al riguardo.
Per quel che riguarda le società non quotate partecipate dallo Stato, viene disposto il contenimento dei relativi costi operativi per almeno il 2,5% nel 2014 e il 4% nel 2015. Entro il 30 settembre di ciascun esercizio le partecipate dovranno distribuire allo Stato riserve disponibili pari al 90% dei risparmi conseguiti.
Quanto alle aziende munipalizzate, sarà il commissario alla spending review, Carlo Cottarelli a predisporre il relativo piano di riorganizzazione entro il prossimo 31 dicembre, con l’obiettivo di ridurne il numero da 8mila a mille in tre anni. Entro due mesi dall’entrata in vigore del decreto, andranno poi fissate le modalità per la razionalizzazione degli spazi, in materia di locazione e manutenzione di immobili pubblici. Il termine per l’obbligo della fattura elettronica nei rapporti tra Pa e fornitori è anticipato al 31 marzo 2015, mentre nessun termine è indicato per la pubblicazione telematica di bandi e avvisi on line. Da definire i dettagli operativi della riduzione delle spese fiscali nel settore dell’agricoltura.
Tagli annunciati
È il capitolo più corposo dell’intera manovra fiscale, che rinvia di fatto alla prossima legge di stabilità l’individuazione delle risorse strutturali a regime per finanziare il taglio dell’Irpef. Si tratta di 10 miliardi, ma l’intera dote già sostanzialmente “prenotata” dalla manovra avviata venerdì ammonta a 14 miliardi. Quindi si annuncia un’operazione massiccia di riorganizzazione strutturale della spesa pubblica, per un importo molto rilevante, che metterà alla prova la coesione della maggioranza, poiché sul tema sarà il Parlamento, in sede di esame della legge di stabilità, a dire la sua. Operazione ambiziosa, ma non priva di incognite e interrogativi quanto al suo esito finale.
Il Sole 24 Ore – 21 aprile 2014