La composizione. Gli enti decentrati chiedono di ripartire i senatori in base alla popolazione della regione e di ridurre quelli nominati dal capo dello Stato. Una «legge bicamerale» nuova di zecca che tagli alla radice il pericolo di nuovi maxi-conflitti di competenza davanti alla Corte costituzionale. E dunque: certezza dei poteri che resteranno alle regioni.
Che, beninteso, andranno in ogni caso ampliati rispetto a quelli previsti in caduta libera dal Ddl inviato alle Camere da Matteo Renzi e dalla sua ministra Maria Elena Boschi. E non solo: limare il numero dei troppi (21) senatori che verranno nominati dal capo dello Stato. E, va da sé, riequilibrare la rappresentanza complessiva regionale (regioni più enti locali) assegnando più seggi a seconda della popolazione di ciascun territorio.
Non si può dire ancora che i governatori alzano il tiro contro le riforme istituzionali (Senato e nuovo titolo V) proposte dal Governo che il premier vuole far correre a passo di carica in Senato a dispetto dei mal di pancia esistenti anche nel suo partito. Ma sicuramente, al di là delle dichiarazioni diplomatiche e di circostanza, non c’è ancora esattamente sintonia di vedute tra le regioni e palazzo Chigi. «Riteniamo che l’impianto e la disponibilità del Governo a ragionare sulle nostre proposte, ci consenta di continuare un percorso costruttivo», ha fatto sapere ieri Vasco Errani (Emilia, rappresentante dei governatori) al termine del parlamentino dei presidenti che sta mettendo a punto gli emendamenti destinati al Parlamento. Più tranchant Enrico Rossi (Toscana, anche lui Pd), che sta seguendo passo passo la riforma: «Siamo per questo tipo di Senato – ha messo in chiaro – ma vogliamo che le competenze delle regioni siano delineate con precisione». Aggiungendo ancora, giusto per non lasciare spazio a dubbi: «Bisogna stare attenti a evitare un nuovo centralismo, il Paese non si governa solo da Roma».
Eccola dunque la parola magica che mette paura nelle regioni: centralismo. Troppo Stato, insomma, anche a dispetto dei fallimenti che in tante realtà ha fatto registrare il federalismo. Troppo Stato, nei meccanismi costituzionali futuri del Renzipensiero, che i governatori chiedono di “sedare” mettendo precisi spartiacque sul piano delle competenze. Troppe, infatti, considerando quelle che Renzi riporta a Roma, anche col non secondario nodo critico del riaccentramento sull’ordinamento degli enti locali e degli «enti di area vasta», incluse le città metropolitane.
Il Sole 24 Ore – 4 aprile 2014